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A Gissi il progetto 'Mani sicure'

Sensibilizzazione sulla sicurezza sul lavoro

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GISSI - Le classi della Scuola Secondaria di Primo Grado di Gissi, sabato 13 dicembre 2014, hanno incontrato un giovane di nome Antonio, di trentotto anni, proveniente da Atessa, per far conoscere quanto sia importante l’uso delle mani, visto che ha subito un infortunio sul lavoro perdendo alcune dita della sinistra. Un fatto accaduto nel passato ma di cui ancora porta il segno.

Quest’esperienza si inserisce nelle attività del progetto Mani sicure in merito alla Campagna Nazionale per la Prevenzione degli infortuni alla mano promosso dalla Clinica Ortopedica di Chieti e l’associazione Adigi in accordo con il MIUR e il ministero della Salute.
Antonio si è presentato alla scolaresca, raccontando la propria esperienza. Ha fatto vedere un file sulla prevenzione degli infortuni alle mani, ha spiegato che ci si può far male ovunque, anche in casa, sebbene possa sembrare il luogo più sicuro.
L’obiettivo di questa testimonianza è stato quello di far riflettere sul significato e sull’importanza  di avere le mani e di far assumere comportamenti corretti nel rispetto delle norme di sicurezza.

Durante l’incontro gli alunni hanno rivolto delle domande ad Antonio

Dopo l’infortunio, quanti punti le hanno dato?
Dipende dal danno subito dalla persona; con la perdita del dito mignolo, anulare, medio e parte dell’indice la mia prima valutazione è stata di 28 punti, dopo dieci anni 30, con l’aggravamento 34. Ho sofferto molto fino a quando non ho avuto una giusta valutazione del danno subito.

Quando ci si fa male, e si va all’Inail, perché si è rimasti invalidi o parzialmente invalidi, come vengono assegnati i punteggi?
Una commissione di medici valuta con la calcolatrice, in base a delle tabelle, il danno, e a seconda di quali abilità e parti del corpo sono state perse vengono date le percentuali. Adesso ho il 34% di invalidità e sono rientrato nelle liste di collocamento obbligatorio del centro per l’impiego.

A quanti anni ha avuto l’incidente? Quando è accaduto?
È accaduto a ventitré anni, alla mia prima esperienza lavorativa. Era l’anno 2000.

Come è accaduto?
Stavo lavorando ad una pressa che faceva i pezzi per le macchine. Mentre toglievo un pezzo di scarto dallo stampo, con il piede ho sfiorato il pedale difettoso, e quindi la pressa si è avviata, e mi ha schiacciato le dita; per fortuna ho tirato subito fuori la mano altrimenti avrei potuto perdere tutto il braccio. Mi ritengo fortunato.

Come ha reagito appena dopo l’incidente?
All’inizio ho pensato alla famiglia, al lavoro, e ho detto: «Tra tante persone proprio a me doveva accadere?». Dal punto di vista fisico ho reagito, non ho provato subito dolore, ma dopo trenta minuti mi hanno dovuto somministrare degli antidolorifici. A livello psicologico pensavo tantissime cose al secondo. Dopo sei mesi di infortunio c’è stato un cambiamento di ruolo sul posto di lavoro, però successivamente non è stato rinnovato il contratto dalla ditta. Dal punto di vista psicologico sono riuscito a superare tutto, nonostante la perdita del lavoro. Ho successivamente conseguito il diploma in perito meccanico, pur essendo già diplomato geometra.

Dopo l’incidente è stato difficile tornare alla vita di tutti i giorni?
Non è stato molto semplice, perché ho perso il lavoro e ho iniziato a pensare che non avrei potuto fare più niente; ma con l’aiuto della mia famiglia e degli amici ce l’ho fatta. La parte più difficile è stata quella burocratica, a differenza di quella affettiva.

Come hanno reagito i suoi genitori quando hanno saputo dell’incidente?
La famiglia era spaventata e preoccupata perché non sapeva cosa fosse successo: l’infortunio è stato grave, mio padre si è sentito male, ma tutti mi sono stati vicino, assistendomi e accompagnandomi durante le visite mediche e in tutte le vicende che ho dovuto affrontare; mio fratello me ne ha dette di tutti i colori, si è arrabbiato perché non voleva che lavorassi con quelle macchine. Si è spaventato più di tutti perché è molto sensibile.

Ha ripreso il lavoro? Che danni le ha procurato nel campo lavorativo?
Dopo i sei mesi di infortunio sono stato impiegato nel reparto qualità. A causa del punteggio basso non sono stato assunto, e ho dovuto fare corsi per fare un altro lavoro. Non ho lavorato per diversi anni, ma dopo aver raggiunto le categorie protette ho fatto diversi colloqui, e da due anni lavoro in un’altra azienda.

Avresti conseguito lo stesso i diplomi e le qualifiche?
Si, anche se da un lato l’ho fatto per reagire all’incidente, e dall’altro perché avevo tempo e voglia.

Lavora ancora alla pressa?
Non ci lavoro più, ma non avrei problemi a farlo di nuovo.

A distanza di anni sente ancora dolore?
Si, le mani sono molto sensibili dove sono state amputate e avvertono subito il freddo. Esse sono la parte terminale del corpo e devo proteggerle con dei guanti. Non riesco a distinguere al tatto di che materiale è fatto un oggetto: quando tocco qualcosa con questa mano non riesco a capire bene di cosa si tratta. Utilizzo anche delle protesi di silicone. Le mani sono molto importanti, ma quando hai le protesi non riesci a prendere oggetti come quando li prendevi una volta. A volte metto le mani dentro le tasche non perché mi vergogno, ma perché sento freddo alle ferite.

Ricorda ancora? Quale sentimento prova ripensando all’accaduto?
Ricordo tutto, ogni giorno mi viene in mente un particolare nuovo di quello che è successo. Ripercorro quegli istanti molto pericolosi per me, perché avrei potuto perdere tutto il braccio, e mi ritengo fortunato, anche se non è un bel ricordo. Provo ancora molta rabbia verso le situazioni burocratiche.

Cosa direbbe a una persona che ha appena perso le dita?
La stimolerei a fare tutto, per quanto possibile, senza compiangersi, incoraggiandolo, dicendo che tutto passa e ce la farà a superare questo momento; non direi tutte le cose che non si possono più fare, ma metterei in luce solo gli aspetti positivi. Gli darei dei consigli, come per l’uso della macchina, per il lavoro e in tutte le altre cose che si possono fare. La spronerei a tornare al lavoro.

Riesce a scrivere?
Si, perché non sono mancino.

Ha problemi nel guidare la macchina?
Non è molto difficile, perché con la tecnologia oggi si può porre rimedio a tutto; ho difficoltà nell’attivare le frecce e nell’accendere le luci, e tutto ciò che si fa con la mano sinistra. Non guido più la moto perché c’è bisogno degli adattamenti, invece con la bici mi arrangio.

I ragazzi hanno capito che bisogna stare molto attenti a dove si mettono le mani. Tutti hanno constatato che quel ragazzo ha avuto molto coraggio, perché nonostante tutto sorrideva lo stesso. È stato molto bello sapere cosa prova e come vive una persona senza alcune dita della mano. L’incontro è piaciuto molto perché gli alunni hanno scoperto cose nuove e hanno capito che nel lavoro ci sono molti rischi; hanno compreso che le persone che riescono a fare le cose che fanno gli altri nonostante la mancanza di una mano, un dito, un braccio o altro, siano belle persone, speciali, perché nonostante l’incidente sono riuscite a riprendersi e a vivere come una volta.

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