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"Non avere paura, abbi fede (fiducia)"

Commento al vangelo

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Il Vangelo ci riporta all'ultima cena di Gesù con i discepoli. È in procinto di lasciarli, e li vede rattristati mentre dice loro: "Ancora un poco sono con voi". Del resto come possono non rattristarsi? Se ne va colui per il quale hanno lasciato tutto. Gesù cerca di tranquillizzarli: "Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede (fiducia) in Dio e abbiate fede (fiducia) anche in me".

È l'invito di Gesù ad assumere questi due atteggiamenti (paura e fiducia) che sono a fondamento del nostro rapporto di fede e anche di qualsiasi altra relazione: un “no” gridato alla paura e un “sì” consegnato alla fiducia. Ogni mattina, quando ci svegliamo, un angelo ripete a ciascuno di noi le due parole: “non avere paura, abbi fede (fiducia). Noi tutti diventiamo più umani per relazioni di fiducia, a partire dai nostri genitori; diventiamo, forse, più adulti perché costruiamo un mondo di rapporti umani edificati non sulla paura ma sulla fiducia.

La fede religiosa (cioè il senso religioso, altro non è che della ricerca dell’uomo di comprendere le domande “ultime”, cercando il perché accadono le cose) poggia sul nostro credere, e se oggi è in crisi, è perché è entrato in crisi l'atto umano dell'aver fiducia negli altri, nel mondo, nel futuro, nelle istituzioni, nell'amore.

Ma, allora, come possiamo avere fiducia? Solo se seguiamo una via, una strada, la strada: "Non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?".

E Gesù: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me".

“Io sono la via”: Sono la strada per arrivare a casa, a Dio, al cuore, agli altri; una via davanti alla quale non si deve ergere un muro o un ostacolo, ma orizzonti aperti. Sono la strada che non si smarrisce, la conquista di amore e libertà, di bellezza e di comunione: con Dio, con il mondo, con l'uomo.

“Io sono la verità”: non in una dottrina, né in un libro, né in una legge migliori delle altre, ma in un «Io» sta la verità…in Gesù, venuto a mostrarci il vero volto dell'uomo e il volto d'amore del Padre. La verità sono occhi e mani che ardono! Così è Gesù: accende occhi e mani. La sua è una vita che si muove libera, regale e amorevole tra le creature. Il cristianesimo non è un sistema di pensiero o di riti, ma una storia e una vita (François Mauriac, scrittore francese).

“Io sono la vita”. Che hai a che fare con me, Gesù? La risposta è una pretesa perfino eccessiva, perfino sconcertante: io faccio vivere.

La mia vita si spiega con la vita di Dio. Nella nostra vita più Dio equivale a più io. Più Vangelo entra nella nostra vita, nel nostro cuore, più siamo vivi.

A questo punto interviene Filippo: “Mostraci il Padre e ci basta”. Gesù riprende a parlare con un accorato rimprovero: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre”. Allora dove cercare Dio? Dove incontrarlo? Giovanni, nella sua prima Lettera, dice: “Dio nessuno l'ha mai visto” (4, 12), è Gesù che ce lo ha rivelato. Questo sta a dire che se vogliamo “vedere” il volto di Dio, conoscere il Suo pensiero, comprendere la Sua volontà, basta vedere quello di Gesù.

È un Dio pieno di misericordia che cammina nelle nostre strade non per condannare e punire, ma per guarire e sanare, per confortare e sorreggere, per sostenere e aiutare chiunque ha bisogno. Allora, chi è che non ha bisogno di un Dio così?

E, alla fine, Gesù sembra davvero esagerare: “chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi”. Dobbiamo continuare ad amare come lui ha amato e ad operare come lui ha operato. È la consegna che Gesù fa anche a noi. Amen!

 

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