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Il Battesimo di Gesù

Commento al vangelo

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Ho letto che il fiume Giordano era chiamato “la porta del paradiso”, tanto il paesaggio che lo circondava era verdeggiante e ameno, e le terre irrigate da esso erano le più fertili della regione, oggi, quelle acque cristalline sono un lontano ricordo; sono ridotte ad acque stagnanti e melmose, maleodoranti. Un articolo diceva: “Il Giordano muore di inquinamento”. Forse vi sembrerà impertinente il paragone che desidero presentarvi in questa festa del Battesimo di Gesù: la nostra fede sta facendo la stessa fine del fiume Giordano. Con il Battesimo ci è stata donata una fede giovane, fresca, cristallina, anche irruente come la corrente di un fiume in piena. All’inizio erano pochi, ma ci credevano sul serio. E hanno conquistato il mondo. Le acque della fede, dal Giordano, hanno inondato la terra. E oggi?

Forse, come sono diventate stagnate le acque del Giordano, così anche la nostra fede è stanca, abitudinaria, fiacca, non riesce più a vivificare, non ha più niente da dire all’uomo d’oggi. Ha scritto un autore tedesco: “Non sanno cosa sia la fede, non sanno cosa sia l’impegno, e se si definiscono cristiani, non credetegli, sono pronti a vendere anche Dio alla prima occasione. Vanno in chiesa come se andassero al circolo” (Heinrich Böll). Può sembrare un’analisi pesante e impietosa, ma deve servire a risvegliare la nostra fede, e il nostro cristianesimo stanco e appannato. Oggi il vero nemico è l’indifferenza. Tanto pericolosa, perché spegne, paralizza, smonta, rende abulici, ci fa inghiottire nella massa.

Dobbiamo reagire: vivere il cristianesimo con più energia, dobbiamo prendere coscienza della nostra vocazione cristiana, dobbiamo riscoprire le motivazioni del nostro credere. Invece di avere paura, di mimetizzarci, dobbiamo renderci visibili e credibili. Se ci adeguiamo alle regole del mondo vecchio, rischiamo di diventare insignificanti, trascurabili. Se vogliamo essere autentici seguaci di Cristo, è urgente che prendiamo sul serio il Vangelo, e lo viviamo fino alle estreme conseguenze, come Gesù che nel Battesimo riceve in pienezza lo Spirito di Dio per battezzarci in Spirito Santo e fuoco (cfr Mt 3,11).

Egli assume la nostra carne per donarci il Suo Spirito. Diventa figlio dell’uomo per restituirci in pienezza la nostra condizione di figli di Dio. Si fa portatore della carne (sarcoforo) perché l’uomo possa diventare portatore dello Spirito (pneumatoforo) come insegna sant’Atanasio. Gesù è colui che viene a compiere la giustizia, cioè la volontà del Padre, le Sue promesse, tutto ciò che le Scritture avevano profetizzato. Il cielo aperto è la terra promessa nella quale il Signore ci introduce, conducendoci attraverso le acque del Giordano che sono quelle del nostro battesimo. L’evangelo, la buona notizia è questa: il cielo è finalmente aperto. Il regno di Dio è questo cielo aperto: la comunione finalmente ristabilita tra cielo e terra. Giovanni aveva annunciato l’Agnello che avrebbe liberato l’uomo dal peccato (cfr Gv 1,29), separando il grano dalla pula. È vero e il suo annuncio rimane sicuro, perché Gesù è venuto a liberare dal peccato, ma non separando, piuttosto assumendo.

Egli ci libera dai peccati prendendoli su di sé. Ha preso su di sé il peccato del mondo. Gesù, dunque, ricevendo il battesimo da Giovanni, annuncia questo mistero: libera dal peccato entrando nella solidarietà con l’umanità peccatrice, più ancora assumendo su di sé il suo peccato. Egli riceve il battesimo confuso tra i peccatori. Non ne ha bisogno, è il solo giusto, ma in questo momento prende su di sé tutto il peccato del mondo. Per toglierlo, lo assume. Gesù è il solo vero salvatore, che il Padre ha inviato per salvarci, il Suo nome, infatti, significa Dio salva, ma come lo fa? In modo paradossale: vivendo l’esperienza del dover essere salvato. Non si salva da solo, infatti, non scende dalla croce, ma entra nel silenzio e nell’impotenza della morte, per attendere che sia il Padre a liberarlo.

Come afferma l’evangelista, Egli ha il potere di donare la vita per poi riprenderla di nuovo (cfr Gv 10,18), ma, di fatto, vive questo potere come totale consegna di sé nelle mani del Padre, perché siano quelle mani a risollevarlo dalla polvere della morte. Questo è il Suo modo di portare la salvezza: condivide la nostra impotenza a salvarci e rivela che soltanto l’affidamento radicale all’amore del Padre ci fa risorgere, rendendo nuova la nostra vita.

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