Salvatore Germano nacque a Celenza sul Trigno, in provincia di Chieti, il 13 febbraio del 1914, da Giovanni (quarantaduenne "beccaio" – figlio di Salvatore e Vittoria Ottaviano) e da Ninfadora Giulia Angeladea Loreto (trentaquattrenne "donna di casa" – figlia di Donato e Cleunice Di Paola).
I suoi genitori si erano sposati il 9 dicembre del 1897. Salvatore divenne un esperto e bravissimo "maniscalco". Si arruolò per partecipare alla guerra nei territori dell'Africa Orientale Italiana ( A.O.I.). Si fece onore meritando medaglie ed encomi.
Ecco le motivazioni:
La prima: "caporal maggiore maniscalco del gruppo squadroni eritrei. – Comandante di una colonna di salmerie, attaccato da forze superiori, con prontezza schierava i suoi uomini e dopo vivo fuoco di fucileria riusciva a mettere in fuga il nemico. – Debuk, 1 marzo 1936-XIV".
La seconda: "caporal maggiore maniscalco del 1° gruppo squadroni cavalleria coloniale. – Caporal maggiore maniscalco seguiva di sua volontà il proprio squadrone, che con impetuose cariche travolgeva forze superiori, facilitando, con questo, il compito di avanzata della fanteria. – M. Tigh, 28 marzo 1938-XVI" .
Tornato in Patria Salvatore Germano scelse, definitivamente, la carriera militare. Rimase, naturalmente, con l'incarico di "maniscalco" e raggiunse il grado di Maresciallo. Ma quello che lo rese popolare fu il suo ruolo con la "squadra azzurra" di equitazione.
La sua maestria, la sua capacità di trattare i cavalli era unica. Divenne l'ombra e l'amico fidato di Raimondo D'Inzeo uno dei massimi campioni nella storia mondiale del salto a ostacoli in equitazione.
Raimondo D'Inzeo lo riteneva "l'insostituibile maniscalco". Salvatore Germano partecipò a ben 8 Olimpiadi (Londra 1948, Helsinki 1952, Melbourne 1956, Roma 1960, Tokyo 1964, Città del Messico 1968, Monaco di Baviera 1972 e infine Montréal 1976).
Fu tra i "fondatori" del centro ippico "I Pratoni del Vivaro" (voluto, nel 1959, dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano).
Tenne, come istruttore, corsi organizzati dal Comitato Fise e fu anche prezioso consigliere per tecnici e maniscalchi di tutta Italia. Sapeva trattare perfettamente, come nessun'altro, ogni tipo e razza di cavallo. Con lui la mascalcia diveniva arte.
Salvatore Germano morì il 23 gennaio del 2010.