Natura è salute! L’epoca in cui viviamo, frenetica e consumista, spesso non ci consente di apprezzare i numerosi frutti spontanei dei nostri boschi che sono estremamente ricchi di vitamine e antiossidanti, essenziali per depurare il nostro organismo dalle tossine che minacciano la nostra salute.
I così detti “frutti minori” sono vere e proprie miniere di oligo-elementi preziosissimi per il nostro organismo, vittima dell’ambiente inquinato e di una dieta “monotona” e mal equilibrata.
Sono molte le piante dimenticate, sacrificate dalle monocolture agricole, che andrebbero attentamente riscoperte: Azzeruolo, Sorbo, Nespolo, Prugnolo, Mirabolano, Cotogno, Gelso, Olivello spinoso, Giuggiolo, Corbezzolo e molte altre.
Ad esempio, in questo periodo dell’anno, da fine agosto a fine settembre, maturano i frutti del Corniolo (Cornus mas) un arbusto o piccolo albero spontaneo nei boschi di tutto l’Appennino.
Le corniole, i frutti del corniolo, sono delle drupe simili a piccole ciliegie dalla forma allungata, dapprima verdi e poi rosso scarlatte a maturità. Il sapore è un po’ acidulo ma quando il frutto è ben maturo diventa gradevole, rinfrescate e con leggera azione astringente.
Oltre ad essere consumate fresche, le corniole sono molto ricercate, soprattutto nel Nord Italia, per la preparazione di ottime marmellate, gelatine, composte e per aromatizzare liquori. Vengono conservate anche sotto alcol (nello stesso modo delle ciliegie) e in salamoia, come avviene per le olive.
E’ un frutto ricchissimo di vitamine, caroteni, pectine, tannini, mucillagini, fruttosio e acidi organici (acido malico, gallico e gliossalico). In particolare, le corniole presentano elevate quantità di vitamina C, più del doppio rispetto agli agrumi!
E’ una delle prime piante a fiorire, nel pieno dell’inverno. I fiori gialli spiccano nel sottobosco già a metà febbraio. I frutti, però, maturano molto lentamente: impiegano almeno 7 mesi per giungere alla piena maturazione!
Il legno, uno dei più duri in assoluto tra le specie europee, si leviga facilmente ed è ricercato nei lavori di tornitura, per la costruzione dei raggi delle ruote da carro e di utensili vari. Con esso gli antichi romani fabbricavano i famosi giavellotti.
In Abruzzo il decotto della corteccia era ritenuto febbrifugo e quello dei fiori era somministrato in caso di diarrea.
ETIMOLOGIA. Il termine Cornus, da cui deriva anche la parola corno, si riferisce alla estrema durezza del legno della pianta, mentre l’epiteto specifico latino mas, significa maschile in contrapposizione al Sanguinello (Cornus sanguinea) che Plinio chiamava Cornus foemina, Corniolo femmina.
ETIMOLOGIA DIALETTALE. In Abruzzo la specie è conosciuta come Curniòle, Crugnàle (provincia di Chieti e Teramo) e in altre località abruzzesi anche come Prugnole, Crignale o Crenelle. Dal nome dialettale della specie deriva la località di Crognaleto, in provincia di Teramo.
DESCRIZIONE. E’ un arbusto caducifoglio o, a volte piccolo albero alto da 1 a massimo 8 metri. E’ una specie abbastanza longeva, che può superare i 100 anni. Possiede corteccia bruna con crepe rossastre, rami numerosi, gemme avvolte da 2 squame acute ( 2 x 6 mm), carenate, pubescenti. Rami giovani 4 angolari. Foglie opposte, ellittico-acuminate (3-5 x 6-8 cm) con 3-5 nervi. I fiori sono riuniti in ombrelle ascellari che si sviluppano prima delle foglie, avvolte da bratee cuoriformi-acuminate, gialle o più o meno arrossate. Petali gialli 3 mm ripiegati verso il basso. Il frutto è una drupa carnosa lunga fino a 2 cm,ovoidale-ellittica, pendula, carnosa, lucida, rosso-scarlatta a maturità e di grato sapore acidulo. Fiorisce tra febbraio e aprile.
HABITAT. Specie tendenzialmente termo-xerofila, predilige suoli ricchi e mediamente profondi, calcarei e sciolti. Vive nelle siepi, negli arbusteti, nei boschi misti di caducifoglie e ai loro margini, fino a 1400 m.
DISTRIBUZIONE. E’ presente nel Sud-Est Eurpopa, all’Asia occidentale, dalla Francia alla Russia meridionale, Asia minore, Transcaucasia. In Italia è presente nel Nord (manca nella Padania) e lungo la Penisola fino al Pollino. Secondo Pignatti (Flora d’Italia, Vol. II, p. 161-162) si tratta di una specie rara.
In Abruzzo è abbastanza comune nella fascia submontana e montana. Spettacolari sono le fruttificazioni di corniole nel Vallone d’Angri e nel territorio di Palena (Alberi, arbusti e liane d’Abruzzo, S. Pignatti, pp. 412-413). Nel vastese la specie è localmente comune. Bellissimi esemplari sono presenti soprattutto nel territorio di Castiglione Messer Marino, Torrebruna, Carunchio, Celenza sul Trigno, Palmoli e Tufillo.
SPECIE SIMILI. Il Corniolo potrebbe essere confuso con il Sanguinello (Cornus sanguinea) o Sanguinella, specie comunissima nei nostri boschi. Il Sanguinello e il Corniolo, in effetti, appartengono alla stessa famiglia (Cornacee) di cui sono i 2 unici rappresentanti in Italia. Rispetto al Corniolo è generalmente di minori dimensioni essendo alto da 2 a massimo 6 metri. Il frutto, non commestibile, è una drupa sferica, piccola (5-6 mm) di colore purpureo-nerastro, assai gradita agli uccelli (merli, tordi ecc) e piccoli mammiferi. Il sanguinello è facilmente riconoscibile in autunno quando le foglie assumono un bel colore rosso-violaceo intenso, da cui prende nome la specie. Nel dialetto del vastese il Sanguinello è chiamato “Sanguinille”