Ciascuno di noi ha una sua dimensione privata. Quelli che si occupano di politica, comunicazione, cultura, sociale, organizzazione dello sport ne hanno anche una pubblica. Quando ci lascia una persona che ha avuto solo la propria dimensione privata, coloro che lo hanno conosciuto ne parlano sotto il profilo privato ossia raccontando le relazioni stabilite sul piano meramente privato. Quando ci lascia una persona che ha avuto anche una dimensione pubblica, è doveroso ricordarne anche le azioni sociali che hanno riguardato il contesto in cui ha operato.
Antonio Castaldo, che ci ha lasciato poche ore fa, ha avuto una sua dimensione privata di uomo gentile, leale e socievole, cosa che possono ricordare, e ben ricordano, Matteo, Giacomo, Pietro, Emilio e Claudio che passavano con lui giornate intere al Cocorito per giocare a carte o anche Evanio, Gabriele, Natalia, Biondo e tanti altri (che sarebbe impossibile nominare tutti) che lo incontravano al Bar Biondo e in giro per San Salvo. E che gli volevano bene, perché era facile volergli bene. Io pure gliene volevo, ma non solo perché – come tanti stanno ricordando sui social- era gentile, leale e socievole. Io gli ho voluto anche per un’altra ragione. E la spiego qui sotto, entrando nella sua sfera pubblica, che pure va ricordata, perché Antonio Castaldo ha ricoperto cariche elettive, politiche e sportive. E’ stato militante di Alleanza nazionale, da cui è uscito promuovendo una lista civica di destra con la quale (quasi a sorpresa) è stato eletto nel 2007 in Consiglio comunale, dove è rimasto fino al 2012, riuscendo a diventare presidente della Commissione affari sociali, pur essendo in minoranza. Nel 2018 è diventato presidente della Us San Salvo, da cui si è dimesso l’anno dopo.
Qualche giorno fa, un altro Antonio (pure amico mio) mi ha detto: “Tu sei un battitore libero!”. Certo, chi mi conosce sa che sono di sinistra, ma battitore libero. Cataldoantonio (come lo chiamavo io) era un battitore libero, di destra, ma battitore libero. E per questo gli volevo bene. E per questo abbiamo fatto assieme una battaglia memorabile, che ha cambiato una fase politica di questa città. Lui era il presidente della Commissione Affari sociali ed io un giornalista – battitore libero. Con Tiziana Magnacca, allora capo dell’Opposizione, facemmo una bella inchiesta politico-giornalistica, raccogliendo in un dossier (che ci pubblicò Qui quotidiano, sul quale allora io scrivevo ) un bel po' di notizie su quel settore. Il dossier finì in Procura ed ovviamente in Consiglio comunale, dove la minoranza chiese una Commissione d’inchiesta, che non fu mai accordata. Di quel dossier se ne occupò la Commissione che lui presiedeva pur essendo un consigliere d’ Opposizione. Il suo acume politico e la sua credibilità di uomo (ereditata dalla serietà di suo padre Mario, stimato imprenditore) convinsero a collaborare anche consiglieri dell’allora maggioranza (forse battitori liberi come lui e come me). Fatto sta che dopo quella battaglia (politico-giornalistica, appunto) si aprì una nuova fase politica a San Salvo. Di cui né lui e né io avremmo mai fatto parte, perché i battitori liberi sono disfunzionali per le strutture sistemiche.
Ma, grazie a quel suo modo di essere, ci legammo fortemente, tanto che – come ben sanno i fratelli - ci vedevamo molto spesso e parlavamo della politica e della società. E per quanto, lui di destra ed io di sinistra, ci capivamo su ogni cosa, uniti in quel che Peppino Tagliente (altro nostro comune amico e libero battitore come noi) chiama il tormento interiore. Ora che Antonio non c’è più e tutti ne serberemo un caro ricordo, va detto che i battitori liberi d’ogni tempo e d’ogni latitudine generalmente non fanno carriera, perché per fare carriera (in quelle che ho chiamato strutture sistemiche) bisogna essere un po' ipocriti e per niente onesti. Non so se qualcuno l’ha già scritto, ma voglio farlo io senza tema di smentita: Antonio Castaldo non era per nulla ipocrita ed era profondamente onesto. E’ stato un privilegio essere stato suo amico.