PAESI INVISIBILI DI ANNA RIZZO

DOVREBBERO LEGGERLO COLORO CHE SI OCCUPANO DI MICRO COMUNITA' E GLI STUDENTI

Orazio Di Stefano
06/11/2022
Attualità
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"Cristallizzato in una dimensione neutra, come se tutti i paesi fossero il paese, nei prossimi anni assisteremo alla scomparsa definitiva di un mondo, quello delle aree rurali remote, con cui non siamo più in contatto da tempo". Ho aspettato la pagina n° 157 (di 160) per leggere questa frase, cruda, reale, esplicita: tutte le  pagine precedenti, belle e (per me) accattivanti, portavano a questa sintesi. Sto parlando delle pagine di "Paesi invisibili" scritte da Anna Rizzo, editato da il saggiatore. Non conosco l' autrice, ma ho voluto contattarla, per chiederle se  volesse  presentarlo anche da noi questo libro, che, come sottotitolo porta  "Manifesto sentimentale e politico per salvare i borghi d' Italia".

Anna Rizzo è una palermitana che attualmente vive a Bologna e che ha vissuto per 12 anni a Frattura (presso Scanno, nella nostra Regione), praticando l' osservazione partecipante. Una tecnica di ricerca, questa, che la nostra ben conosce per essere un' antropologa culturale, che peraltro le ha consentito di vivere a contatto con donne ed anziani, coi bambini e con chi ancora vive nei piccoli paesi.

La Rizzo ha fatto uno studio "avalutativo", come insegna Max Weber, perché ha saputo raccontato con oggettività estrema la realtà dello spopolamento, dell' abbandono, della morte lenta ed inesorabile di migliaia di piccole comunità nate nel Medioevo. Non che non abbia provato sentimenti nel leggere la realtà, ma comunque ha saputo tenerli distinti dal racconto e dalla costruzione dei fatti.

Due cose mi hanno molto colpito: la prima è che nel libro ho trovato (giustamente) una qualificata bibliografia finale, ma nemmeno una nota. A dimostrazione che l' autrice non ha scopiazzato dalla letteratura: per dimostrare ciò che è riuscita a dimostrare scientificamente, Rizzo ha attinto direttamente dal suo vissuto, dalle relazioni stabilite sul campo, da visite continue e da pertinenti interviste ai residenti, alcune delle quali fedelmente riportate. La seconda è che il linguaggio, i termini usati e le deduzioni operate non appartengono al politically correct tanto in voga oggi, ma al realismo ed alla onestà intellettuale di chi non ha fatto operazione di rimozione, come purtroppo stanno facendo attori sociali importanti sui e nei piccoli paesi.

La ricerca, pur con scorrevolezza ed empatia, ci fa comprendere perché si emigra dal 30% del territorio italiano, quali sono le disuguaglianze tra interno e costa, il rischio che le aree interne diventino terra di conquista, la inconcludenza e la ipocrisia di termini come restanza e resilienza, il deformato atteggiamento di taluni sindaci, il ruolo ancora anacronistico della donna di paese, le conflittualità famigliari e politiche e tanto altro ancora. Chi, come noi, si occupa di micro comunità, chi le amministra, chi ci vive,  chi non si vuole arrendere alla fine cui sono destinati deve leggere "Paesi invisibili". Come dovrebbero leggerlo gli studenti di oggi per capire come agire da cittadini attivi nel sistema in cui vivono, che sta cancellando 1000 anni di storia, di antropologia, di tradizioni, di sostenibilità ante litteram, di opere d' arte e di prodotti topici

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