A PROPOSITO DELLA RISPOSTA DEL SINDACO ALL’OPPOSIZIONE

L’editoriale di Ods

Ods
01/05/2023
Attualità
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Ho commentato l’ultima conferenza stampa dei consiglieri di minoranza sull’esposto inviato dagli stessi alla Procura ed alla Corte dei conti e, per par conditio, commento la risposta del sindaco, pubblicata qui sotto.

Anzitutto va detto che si tratta di una risposta dura, irata, molto forte, che cozza con l’immagine a cui la De Nicolis ci ha abituato: a vederla, a sentirla pubblicamente ed anche di persona (forse io non faccio testo perché ci ho parlato in modo diretto solo in qualche incontro pubblico) appare una Signora aggraziata e dai modi gentili. Per cui francamene sorprendono le parole usate nel suo “primo” comunicato politico, anche se il suo nome è affiancato da “maggioranza”, ma è evidente che avendolo firmato con nome, cognome e funzione pubblica ne abbia voluto assumere la totale paternità o maternità.

Cozza questo comunicato con le parole che il sindaco ha usato in Consiglio comunale in favore di Antonio Boschetti, definendo “capace, bravo, professionale, esperto amministrativista”, mentre ora vorrebbe rimandare lui ed i suoi colleghi di minoranza a “ripetizioni di diritto amministrativo”. 

Tacciare di “assoluta mancanza di conoscenza degli iter amministrativi” chi, come Nicola Argirò è stato consigliere comunale per diciannove anni, consigliere provinciale per dieci (di cui la metà come assessore) e consigliere regionale per cinque è cosa priva di fondatezza e si giustifica solo con la rabbia ed il nervosismo, che, tuttavia, generalmente la De Nicolis non esprime.

Ricordare, poi, a chi non l’ha battuta solo per 117 voti che “la Città continua a rifiutarlo” è esagerato e, soprattutto, non in linea con i casi precedenti di “attenzioni” rivolte dal “sindacato ispettivo” che la Legge attribuisce ai consiglieri di minoranza e ad altre Autorità (vedasi il mio precedente editoriale, in cui ho volutamente non ricordato un altro Ufficio comunale “attenzionato” qualche anno addietro).

Nel caso del sociale, delle reversali truccate e di Piazza A Moro, i suoi predecessori Marchese, Mariotti e Tomeo non hanno risposto dopo tre ore; hanno prima controllato nel dettaglio le questioni sollevate; poi Marchese ha fatto una lettera alla Città (partita dopo diversi giorni dalla pubblicazione del dossier), Mariotti ha fatto un comizio due domeniche dopo degli arresti e Tomeo ha risposto in Consiglio, che era stato chiesto dall’Opposizione e quindi si è tenuto dopo i tempi previsti per la convocazione. Non sappiamo come avrebbe reagito la Magnacca, perché durante i suoi mandati nessun Ufficio è stato oggetto di tali attenzioni: forse perché la sua prima vittoria è stata determinata da profonde divisioni, che avevano stordito la sinistra e la seconda da un risultato clamoroso ed irripetibile. Invece, l’ultima vittoria della destra è stata di pochissimi voti, per cui la minoranza di oggi giustamente studia, legge e scrive di più.

Questo attivismo odierno, che somiglia molto all’Opposizione della Magnacca (che pure aveva prodotto un dossier, consegnato ad un sostituto, sia pure non direttamente indirizzato alla Procura), può essere contestato, ma dire che è basato su “concetti difficili da comprendere neppure da un bimbo di prima elementare” è davvero esagerato.

Non avrebbe, invece, esagerato il sindaco se avesse aspettato martedì la riapertura degli Uffici ed avesse letto l’atto con cui sarebbe stato venduto un parcheggio e marciapiede, perché il punto non sono i poteri di un segretario comunale, ma se è veritiero il certificato di destinazione urbanistica che il rogante ha ricevuto ed è allegato all’atto di compravendita.

E ancora, il punto non è se le stime siano basse o alte, ma se esistano le perizie: li troverà la magistratura visto che la minoranza non li ha trovati negli atti contestati.

Il punto è se poteva essere aperta una trattativa privata (con tanto di incontri e scambio di corrispondenza) senza il versamento della cauzione.

 Il punto è (come ha detto Fabio Travaglini) se il modus operandi dell’Ufficio tecnico sia giusto o meno. Cosa che è nel diritto delle minoranze controllare, come ha fatto la sinistra (allora non radical chic) di Di Rito su Tomeo nel ’81, come che ha fatto la De Virgiliis su Mariotti nel ’96 e come ha fatto la stessa Magnacca su Marchese nel 2010. 

Quei controlli non si sono fermati attaccando gli ex (ma questo il sindaco non può saperlo perché non era in politica: …pure allora c’erano esponenti di maggioranza che suggerivano alla minoranza e che avrebbero fatto il salto della quaglia). 

Quei controlli sono andati avanti con indagini di Commissioni consiliari ed avvicendamenti di dirigenti, ovviamente previa verifica degli atti da parte dei sindaci. Sarebbe il caso che Emanuela De Nicolis, prima di “rimandare” i suoi colleghi a “ripetizioni di diritto amministrativo”, guardasse le carte e desse risposte, anche alla pubblica opinione, curiosa pure stavolta sulle procedure adottate dagli Uffici comunali, come lo fu nel ’81, nel ’96 e nel 2010. 

Infatti, non si comprende perché il 2023 dovrebbe essere diverso dal passato: anche i sindaci precedenti avevano fatto le opere pubbliche, ma la legalità viene prima di tutto. Non fu proprio la De Nicolis a dircelo nel comizio di Falcone, Borsellino e Pertini?

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