È ufficiale, "Ombrina Mare 2" non si farà. Il progetto, avanzato dalla società inglese Mediterranean Oil and Gas (conosciuta soprattutto come MedOil) ha incassato lo stop da parte della commissione di valutazione di impatto ambientale (VIA). L'intento della società petrolifera era quello di coltivare idrocarburi a sole tre miglia dalla Costa dei Trabocchi, in una porzione di mare compresa tra Ortona e San Vito Chietino, per 24 anni a partire dal 2013. Il divieto di trivellazione entro 5 miglia dalla costa, disposto dal ministero dell'Ambiente sull'onda emotiva della catastrofe ambientale nel Golfo del Messico, ha giocato un ruolo fondamentale nel mancato superamento della VIA. La MedOil, comunque, già nel marzo 2010 aveva espresso la disponibilità a tornare sui propri passi e fermare la coltivazione di idrocarburi. Una scelta, questa, che viene accostata alle difficoltà economiche della MedOil e, soprattutto, alle pressioni di una società civile in perenne mobilitazione, con manifestazioni, osservazioni e iniziative. Una rete di associazioni e movimenti che in questi giorni, dopo il no a Ombrina Mare 2, festeggia. In molte delle manifestazioni degli ultimi mesi anche i sindaci hanno sfilato; non solo quelli dei comuni rivieraschi, ma anche dei centri interni. A indicare come il rischio "petrolio" sia in agguato in gran parte del territorio, basti pensare che le concessioni a vario titolo riguardano 92 comuni su 104 nella sola provincia di Chieti. Per tale motivo, quello degli ultimi giorni è un cauto festeggiare, i progetti in attesa di VIA e i permessi ancora in piedi sono tanti. La vittoria su Ombrina Mare 2, però, è un esempio di come la società civile può e deve entrare nei processi decisionali riguardanti il territorio.