L'arte di Giovanna Aloè in esposizione: un'esplosione di colori a San Buono

Ieri terminata la 'mostra interattiva'

Elena Caracciolo
13/08/2013
Arte
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SAN BUONO - Passeggia per strada, in una Londra bisognosa di colore, con in tasca venti sterline che serviranno per un abbonamento settimanale. Cammina, cammina, cammina, finchè non arriva accanto ad un negozio pieno zeppo di colori, tele e pennelli.
Folgorata, abbagliata, illuminata, compra una tela e giusto qualche colore ed inizia a dipingere con una voglia insaziabile nelle vene e nei muscoli e alla domanda «perché hai iniziato a dipingere?» lei risponde «a Londra la mia vita aveva bisogno di colore».

È la storia di Giovanna Aloè, 31 anni, la quale iniziò a dipingere sette anni fa, senza mai smettere di riportare sulla tela i colori più accesi che ci siano e i soggetti più disparati che possano esistere. Dall'8 al 12 agosto scorso, Giovanna ha tenuto una mostra interattiva a San Buono, dove c’erano i suoi quadri letteralmente circondati da una pioggia di post-it scritti dai visitatori, i quali attribuivano un titolo alle opere, tenendo conto delle emozioni che suscitavano e degli slanci poetici che permettevano.

Giovanna spiega che «l’idea di una mostra interattiva è nata perché spesso, nelle gallerie d’arte si è sempre troppo passivi, quando invece il visitatore dovrebbe sentirsi parte della mostra».

Ed effettivamente il calore che proveniva dalla cantina (metà in pietra, metà intonacata di un caldo giallo) è stato proprio il calore che Giovanna intendeva e che è arrivato integro.
Tra i quadri spiccano motivi geometrici coloratissimi, bagnati di luce ed esplosioni e ci sono soprattutto figure femminili, tutte derivazioni del suo primo quadro, raffigurante una donna dai capelli al vento, sullo sfondo di un paesaggio orientaleggiante.

Giovanna, sorridendo, racconta che «tra tutti i visitatori della mostra, le donne sono rimaste più colpite dai quadri, perché così palpabili e luminosi, da essere vicini a quell’universo femminile molto più concreto di quello maschile» e forse era proprio questo il suo intento: trovare un punto di raccordo dell’universo femminile, mescolando eterogenee figure ora serene, ora in attesa, ora innamorate.

 

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