Torna domenica 7 settembre l’esperienza del pellegrino in cammino verso il santuario della Madonna delle Grazie a Monteodorisio.
Ci si ritroverà alle ore 5.00 nella Chiesetta della Madonna delle Grazie di San Salvo. È il camminare insieme, seguendo e nel “condividere la croce”, uomini e donne, mamme e figli, amiche, fratelli, sorelle, mogli e mariti, tutti in cammino verso una comune meta.
Due ore e mezza di cammino in preghiera e condivisione di gioie e fatiche per raggiungere la meta poco prima delle 8, in tempo per la celebrazione eucaristica dedicata ai pellegrini sansalvesi.
Durante il viaggio solitamente è previsto un piccolo ristoro nel tratto della zona industriale di Cupello.
A testimonianza del 40° pellegrinaggio a piedi dalla chiesa Madonna delle Grazie di San Salvo all’omonimo santuario di Monteodorisio, c’è una targhetta posta sulla base di una croce astile comprata con i soldi avanzati da una festa dell’ultima domenica di maggio in onore dalla Mamma di tutte le Grazie e donata dai sansalvesi al santuario di Monteodorisio.
A raccontare questo aneddoto e a mostrarci la targhetta sulla croce posta dentro la sacrestia, è stato don Gianfranco Travaglini a conclusione del pellegrinaggio 2024 a Monteodorisio.
Intervista al parroco di S. Giuseppe, Don Raimondo Artese, sul pellegrinaggio San Salvo – Monteodorisio
Quando è cominciato il pellegrinaggio San Salvo- Monteodorisio?
L’abbiamo re iniziato oltre 40 anni fa con un gruppo di giovani. Durante il cammino abbiamo incontrato altre persone che facevano lo stesso tragitto.
Per te qual è il senso di un pellegrinaggio?
La strada diventa un luogo ed un occasione per pregare, ascoltare e riflettere sulla parola di Dio. Oggi non si è più abituati alla fatica ed il camminare diventa una piccolissima sofferenza da offrire al nostro Creatore. Il camminare insieme agli altri e condividere con questi “istanti di vita” è sempre positivo e bello.
Un invito a partecipare al pellegrinaggio.
“Non partecipate per semplice devozionismo ma per iniziare un cammino di conversione autentico”.
Testo e foto sono a cura di Maria Napolitano