Si terrà domattina in piazza Umberto I a Monteodorisio l’ultima cerimonia in provincia di Chieti del ciclo dedicato alla memoria di Norma Cossetto organizzato dal Comitato 10 febbraio provinciale.
Cerimonia rinviata per motivi contingenti due volte l’appuntamento è alle ore 10.30.
La cerimonia di domattina a Monteodorisio è l’undicesima del ciclo “Una rosa per Norma” di quest’anno in provincia di Chieti.
«L'iniziativa, di carattere nazionale, che ha ricevuto il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, prevede la deposizione di una rosa in ricordo di Norma e di tutte le vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata - riporta il comitato 10 febbraio della provincia di Chieti - Un gesto semplice ma di profondo significato civile, che intende mantenere viva la memoria e testimoniare la vicinanza delle comunità locali a una pagina di storia troppo a lungo dimenticata».
«Deporre una rosa per Norma Cossetto non è soltanto un gesto simbolico, ma un atto di memoria e di responsabilità civile – sottolinea Andreana Colangelo, commissario comitato 10 febbraio provincia di Chieti - Significa ricordare il sacrificio di una giovane donna che ha pagato con la vita la sua fedeltà e il suo amore per l’Italia e, al tempo stesso, testimoniare alle nuove generazioni l’importanza di custodire la verità storica».
«In ogni paese, in ogni piazza e davanti a ogni monumento, riaffermiamo che il ricordo è un dovere, e che senza memoria non c’è futuro – la riflessione di Andreana Colangelo - In qualità di Commissario del Comitato 10 Febbraio per la Provincia di Chieti, rivolgo un sentito ringraziamento ai Comuni che hanno concesso il patrocinio all’iniziativa, dimostrando una grande sensibilità storica e contribuendo a mantenere viva la memoria di una delle pagine più dolorose della nostra storia nazionale».
Norma Cossetto, una studentessa universitaria laureanda in Lettere e Filosofia presso l’Università di Padova, fu violentata, infoibata e uccisa dai partigiani titini la notte tra il 4 e il 5 ottobre del 1943, 81 anni fa.
Rinchiusa nelle carceri di Parenzo, fu legata ad un tavolo e violentata ripetutamente da diciassette aguzzini.
Una donna che abitava lì vicino la sentiva implorare pietà, chiedere acqua, invocare la mamma. Condannata a morte dal locale “tribunale del popolo”, fu condotta fino all’orlo della foiba di Surani, dove fu nuovamente violentata, le furono recisi i seni, spezzate braccia e gambe e fu sottoposta ad ulteriori orrori prima di essere infoibata.
Anni dopo, su indicazione del Prof. Marchesi, a Norma fu conferita la laurea Honoris Causa dall’Università di Padova.
Il Presidente Ciampi le conferì la Medaglia d’Oro al Merito Civile.
«Con queste manifestazioni omaggiamo Norma Cossetto per ricordare tutte le donne vittime di femminicidio e tutte le donne che ogni giorno subiscono violenze all’interno delle proprie mura domestiche e in guerra. Norma è testimonianza dell’odio e della violenza politica – ha sottolineato in varie occasioni negli anni Andreana Colangelo, Commissario Comitato 10 Febbraio Provincia di Chieti - Troppe sono le pagine che sono state strappate dal libro della storia, è nostro dovere dunque preservare il ricordo di tali crimini, affinché questi non si verifichino mai più. Rinnovare la memoria dei Martiri delle foibe e degli Esuli è un dovere, trasmetterla alle nuove generazioni è un obbligo morale».

Andreana Colangelo l’estate scorsa è stata tra i 65 ragazzi, provenienti da tutta Italia, che hanno attraversato il percorso storico degli esuli di Istria e della triste storia delle foibe. «Nel corso del Viaggio del Ricordo, ho avuto l’opportunità di visitare Magazzino 18 a Trieste, luogo simbolo dell’esodo dalle terre dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia. È stata un’esperienza profondamente toccante, un vero vortice di emozioni. Ho provato rabbia, non solo per quanto accaduto, ma per il lungo silenzio che ha avvolto questa storia, per troppo tempo. Ho sentito il dolore, vedendo la quotidianità che gli esuli furono costretti ad abbandonare, perché non avevano alternativa. Ho pianto tanto – la testimonianza di Andreana Colangelo - Mi sono tornati in mente gli incontri organizzati con il Comitato 10 Febbraio e le parole degli esuli che mi hanno donato le loro testimonianze. Questa volta, però, non è stato più solo ascolto: ho visto tutto con i miei occhi, ho sentito tutto sulla mia pelle. È stato emotivamente devastante, ma anche necessario. Perché oggi più che mai so che dobbiamo continuare a parlarne. Più forte, con più convinzione».
«Ho visitato la Foiba di Basovizza, luogo simbolo della tragedia delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. Un luogo di dolore e di memoria, dove il silenzio parla più di mille parole. Quella delle foibe è una pagina dolorosa della nostra storia nazionale, troppo a lungo rimossa o taciuta. Negare quanto accaduto è rendersi complici di tali atrocità. Troppe sono le pagine che sono state strappate dal grande libro della storia, è nostro dovere dunque preservare il ricordo di tali crimini, affinché questi non si verifichino mai più. Lo dobbiamo a tutte le persone che sono state uccise perché italiane, lo dobbiamo a tutti coloro che sono stati costretti a lasciare la propria casa e la propria terra senza più farvi ritorno. Rinnovare la memoria dei Martiri delle foibe e degli Esuli è un dovere, trasmetterla alle nuove generazioni è un obbligo morale – racconta il commissario del Comitato 10 febbraio - abbiamo avuto l’onore di incontrare i delegati della Comunità Italiana di Pola, in un momento di dialogo e condivisione all’insegna del ricordo. Siamo stati accolti con grande cordialità dal Console Onorario d’Italia, dalla Vicepresidente della Regione Istriana e dal Vicesindaco della Città di Pola. Un incontro significativo, che ci ha permesso di scoprire le radici storiche e culturali tra l’Italia e questa terra».