“Ognuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso”

Il vangelo della domenica di Don Michele Carlucci

Don Michele Carlucci
18/10/2015
Attualità
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Il Vangelo di oggi coglie nel segno un’inclinazione quasi congenita in noi, quella al dominio, all’ aggressività, al potere sugli altri. Inclinazione alimentata dalla nostra società che esalta in tutti i modi l’ambizione personale, la competizione orgogliosa, l’arrivismo e vede nell’altro l’avversario, se non un nemico da togliere di mezzo. Più di una volta Gesù torna a parlare del potere che affascina tanto anche i suoi discepoli.

Le sue parole sono state sempre di rinuncia al potere e il suo atteggiamento ne ha condannato la logica oppressiva. Sarà ucciso dal potere! Oggi la conoscenza storica dei tragici effetti del potere ha reso coscienti gli uomini di quanto sia vera la definizione dell’Apocalisse che chiama il potere “la bestia” (Ap 17,13). E sono sempre più numerosi coloro che desiderano un mondo non soggetto alla mostruosità del potere, anche se non sempre sono in grado di accorgersi dei mille volti che esso assume nella nostra società e dei vari tentacoli con cui ci avvolge.

Gesù presenta un’altra strada per la convivenza umana, una strada luminosa, che non passa attraverso le meccaniche del dominio, ma attraverso le dinamiche della parola e della persuasione: è la strada del contropotere, che si chiama “amore come servizio”.

Onestamente dobbiamo riconoscere che l’istinto del potere è presente in noi e si manifesta nei piccoli spazi della vita quotidiana. È quel modo di pensare e di vivere che ambisce le prime posizioni, che manovra per avere i posti di comando, che usa strumenti coercitivi, aperti e occulti, che non rispetta le coscienze, che soffoca responsabilità e libertà.

Tutte le volte che il cristiano si schiera dalla parte dell’oppressore, tradisce il suo Maestro. Tutte le volte che, avendo responsabilità e incarichi, si trasforma in un superiore orgoglioso ed egoista, sfigura il volto della Chiesa di Dio, riducendola ad una organizzazione socio-politica. L’autorità, pur necessaria, non passa mai per Gesù, attraverso la costrizione e la violenza, che creano sempre dipendenza. E la dipendenza modifica le coscienze, rende passive le moltitudini, conformisti gli intellettuali, complici le altre classi, silenziosi i sacerdoti, stabilizzando così la grande menzogna del mondo. Abbiamo il compito di inventare modi diversi di esercitare l’autorità, attraverso l’amore come servizio e creare quei correttivi che, come anticorpi, sostituiscono ed eliminano il ‘mostro’ del potere.

Abbiamo il compito di liberarci da questo peccato che si insinua in noi in tanti modi, spesso sotto forma di eccessi d’indipendenza anche di fronte a Dio, di scontrosità aggressive nei rapporti di coppia, nelle relazioni genitori-figli, nei contratti di giustizia. Il rifiuto dei faraoni esterni (i poteri esterni) sarà più facile e forse anche più possibile, se si accompagnerà al rifiuto dei faraoni interni (il potere delle passioni), perché questi sono la testa di ponte del potere dentro di noi. Se ci libereremo, nella nostra vita, da questi faraoni interni, saremo davvero obbedienti solo al Signore (Non avrai altri dei di fronte a me: Dt 5,7) e capaci di tenere alta la testa di fronte ai ‘signori’ che incontriamo nella nostra vita e che, sulle schiene ricurve della paura, hanno costruito e costruiscono monumenti d’ingiustizia e di vigliaccheria. “Al mondo non ci sono che due modi per fare carriera: o grazie alla propria intelligenza, o grazie all’imbecillità altrui” (Jean de La Bruyére).

La richiesta di Giacomo e di Giovanni fa pensare subito alla categoria degli arrivisti, di quelli che vengono chiamati arrampicatori sociali. Genere senza scrupoli, che non badano a nessuno, senza decenza e umanità, che usano gli altri per raggiungere i loro scopi e il loro successo, per poi scaricarli senza nessuna riconoscenza. Un pò tutti, credo, dobbiamo riconoscere di avere qualche volta nella vita approfittato degli altri, di aver fatto ricorso a raccomandazioni e spintarelle, per raggiungere i nostri scopi. Ci siamo serviti degli altri; abbiamo visto negli altri non dei fratelli, ma dei gradini per salire più in alto. “

Gli arrivisti sono come le scimmie, delle quali hanno l’agilità: durante la scalata si ammira la loro destrezza, ma una volta che sono arrivati in cima mostrano soltanto… il sedere” (Honoré de Balzac). Sarà un’immagine forte, ma colpisce nel segno! Abbiamo ascoltato Gesù: “fra voi, però, non è così; chi vuole essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sia il servo di tutti” (Mc 10,43). Nella Bibbia leggiamo: “Quanto più sei grande tanto più umiliati e troverai grazia davanti al Signore” (Sir 3,18).

E san Paolo ci ricorda: “Ognuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso” (Fil 2,3). Questa è la mentalità e lo stile cristiano. La vera autorità nasce dall’autorevolezza, dalla nobiltà del cuore e della mente. Ricordiamoci che la storia spesso rende i potenti non umili ma umiliati. Ai segni del potere, preferiamo il potere dei segni, che per un cristiano sono il servizio, l’amore, la disponibilità, l’aiuto fraterno.

La Giornata Missionaria Mondiale ci ricorda che quando Dio entra nel cuore, si sente l’urgenza di portarlo. Bisogna andare! Non possiamo tenerlo per noi. Bisogna annunciarlo, condividerlo, testimoniarlo! È una fatica! Ma, se l’amore non diventa fatica, se non ti scomoda, non ti fa preoccupare, non ti fa gustare qualche privazione, non è vero amore! Signore, che io non cerchi i primi posti, ma solo e sempre di mettermi a servizio degli altri.

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