Gesù, che legge nel profondo dei cuori, vede noi correre per prendere i primi posti

Commento al vangelo

Don Simone Calabria
28/08/2016
Varie
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XXII Domenica del T.O.C

Vangelo: Lc 14,1.7-14

Due parabole pronunciate da Gesù. Esse vengono proposte in questa liturgia che vede molti di noi riprendere il ritmo della vita quotidiana, dopo le vacanze.

Il Vangelo presenta Gesù che, invitato a pranzo in casa di un capo dei farisei, osserva gli ospiti precipitarsi a scegliere i primi posti. È una scena che ci è forse familiare anche se, magari per timore o per educazione, non ci ha visti protagonisti sciocchi. E Gesù, che legge nel profondo dei cuori, oggi forse vede anche noi correre per prendere i primi posti, come quegli invitati del Vangelo.

Ma non è questione di cercare la poltrona più bella o la prima fila. Si può scegliere il primo posto anche mettendosi nell'ultima fila o nell'ultima sedia. La scelta del primo posto, infatti, riguarda il cuore, non le sedie. Scegliere i primi posti è porre se stessi davanti a tutto; è voler piegare tutto ai propri comodi; è pretendere di essere serviti piuttosto che servire; essere onorati piuttosto che essere disponibili; essere amati prima di amare. Scegliere il primo posto, insomma, vuol dire mettere se stessi prima di ogni altra cosa. Si comprende bene che non è questione di sedie, bensì di stile della vita.

Gesù condanna questo comportamento. Esso non giova, anzi è dannoso perché ci rende concorrenti e nemici l'uno dell'altro, condannandoci così ad una vita fatta di spinte, di invidie, di soprusi. Gesù va ben oltre; intende cogliere la concezione che ognuno ha di se stesso.

E la lezione è chiara: chi crede di essere giusto e pensa di poter stare a testa alta tanto da meritare il primo posto avanti ad altri, costui sentirà dirsi: "cedigli il posto!", e dovrà arretrare pieno di vergogna.

È bene allora vergognarsi della propria superbia e dell'indulgenza che ciascuno ha verso se stesso, già prima di prendere posto. È bene vergognarsi davanti a Dio del proprio peccato, senza che questo comporti abbattimento, poiché "solo Dio è buono". La santa Liturgia ci suggerisce questo atteggiamento quando all'inizio ci fa cantare per tre volte: "Signore, pietà". E il Signore viene accanto a ciascuno e ci esorta: "Amico, passa più avanti!", "amico vieni, ascolta la mia parola, gusta il mio pane e bevi il mio calice".

Si! Chi si umilia e chiede perdono, chi china il capo davanti al Signore, costui sarà esaltato. Il Signore non sopporta i superbi e non tollera gli egoisti. Egli è il "Padre degli umili". "Figlio – esorta il libro del Siracide – nella tua attività sii modesto, sarai amato dall'uomo gradito a Dio. Quanto più sei grande, tanto più umiliati; così troverai grazia davanti al Signore" (Sir 3, 19-20). E la prima Lettera di Pietro esorta i cristiani a "rivestirsi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili". L'umiltà è riconoscere che solo Dio è grande, solo Dio è buono, solo Dio è misericordioso.

Amen!

 

 

 

 

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