Orgoglio scernese: la giovane fede di Matteo Gattafoni incontra l'arte di Massimiliano Ferragina

Il debutto di Matteo con un commento all'opera dell'artista Ferragina, "Francesco sposa la Povertà"

Lucia Di Candilo
09/01/2017
Attualità
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Il giovane seminarista scernese, Matteo Gattafoni presenterà all'interno della rassegna d'arte contemporanea, OpenArt 2017, presso la Biblioteca Angelica in Roma, il suo commento critico - teologico all'opera dell'artista romano e di origini calabresi, Massimiliano Ferragina, "Francesco sposa la Povertà". 

L'impegno e la passione di Massimiliano e Matteo, rispettivamente artista e studente di teologia, si sono unite e hanno dato vita ad un'opera pittorica che prosegue con il testo critico quasi a prolungamento della tela stessa, offrendo all'osservatore la possibilità di scoprire soavemente le trame simboliche e semantiche dell'opera. 

Di seguito un estratto del testo critico di Matteo:
"Francesco sposa la Povertà" dell’artista Massimiliano Ferragina è ispirata alle mistiche nozze del Santo con Madonna Povertà. L’opera poggia sul crocifisso di San Damiano perché è ai suoi piedi che il Santo vive questa esperienza spirituale che lo sconvolge nella sua essenza ed esistenza: egli comprende di non dover solamente amare i poveri ma invece di essere lui stesso “il povero”. Francesco è nudo, rivolto all’azzurro del cielo, rivestito solamente di una tenue luce gialla che lo circonda, e che vela la sua nudità, espressa con il bianco, colore dell’umano. Due serafini consegnano al santo il saio che è di colore bianco come una veste nuziale. Esso è l’elemento centrale dell’opera ed assume un carattere prettamente sponsale. È la fede di Francesco verso la povertà, cuore di quel Dio che non ha scelto potere e ricchezza ma l’umiltà della grotta e della croce e di cui il Santo ha deciso di rivestirsi. Esso rappresenta non solo la scelta di Francesco ma soprattutto un invito dell’artista al lettore: vivere, come il santo ha fatto, l’essenziale – difficile ai giorni nostri – ed amare la povertà del proprio cuore che ognuno dovrebbe abitare e redimere. Una spinta all’uomo contemporaneo a rivestirsi non dell’eros delle cose superflue ma dell’agape del dono che porta anche a gettarsi tra le spine per custodirlo. È chiaro il riferimento alla vicenda che visse il Santo nel 1216 quando non esitò a gettarsi in un roveto che diventò un roseto. Spine che diventano rose e che l’autore ha espresso proprio con il rosso, il colore dell’amore, che circonda Francesco. L’Amore è kenosis, svuotamento, è povertà, è dono che si vuole condividere e regalare all’altro. [...]".

Un commento suggestivo ed espressivo capace di far comprendere appieno il senso e lo spirito originari della tela dedicata alla figura antica è sempre nuova di San Francesco D'Assisi. "È stato per me un grande privilegio poter partecipare a quest'importante premio artistico. - afferma lo scernese Matteo Gattafoni - Devo un sincero ringraziamento al mio grande amico, artista e docente, nonché autore dell'opera, Massimiliano Ferragina, che esordì per la prima volta in Italia nel 2012 con il premio OpenArt presso il Bramante di Roma, per la grande opportunità offertami".

Il premio OpenArt 2017, giunto alla sua XIV edizione, dopo le Sale del Bramante in Piazza del Popolo e il Teatro dei Dinosauri, al Quirinale, esporrà i 30 artisti selezionati presso la Biblioteca Angelica in Piazza Sant'Agostino a Roma. 

La mostra resterà aperta nei seguenti giorni:
- 18 e 19 gennaio 2017: dalle 8.30 alle 19.00
- 20 gennaio 2017: dalle 8.30 alle 18.30
- 21 gennaio 2017: dalle 8.30 alle 18.00

INGRESSO LIBERO

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