Inceneritore. No grazie

PeaceLink Abruzzo e l’Ass. Antimafie Rita Atria sugli inceneritori che incombono sulla regione

Pina Colamarino
08/07/2011
Attualità
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Dopo le dichiarazioni del Governatore della regione Gianni Chiodi favorevole ad accogliere la costruzione di nuovi inceneritori nella regione, si susseguono i commenti di associazioni, amministratori e cittadini. Intanto va precisato, come ci ha ricordato l’Unione Europea che in Italia è corretto parlare di incenerimento e non di “termovalorizzazione” e che la produzione di rifiuti regionali non giustifica, numeri alla mano, tale scelta strutturale. La preoccupazione di Alessio Di Florio Responsabile PeaceLink Abruzzo e l’Ass. Antimafie Rita Atria, è che “C'è forse il proposito di tornare ad importare rifiuti dalla Campania. Vivremo forse nuove scene come non più tardi di due anni fa, quando di giorno arrivava "l'importazione regolare" e di notte decine di camion facevano il loro ingresso "clandestino" nelle discariche della Provincia di Chieti? Impianti come gli inceneritori richiedono una filiera di controllo imponente e puntuale, capace di un monitoraggio efficiente e continuo, impossibile in Abruzzo. Infatti, la Regione Abruzzo sta decidendo di chiudere l'ARTA (Agenzia Regionale per la Tutela dell'Ambiente), la stessa che non è mai stata messa nelle condizioni di realizzare la rete di monitoraggio prevista nel Piano Regionale di Tutela della Qualità dell'Aria (oggetto nei mesi scorsi di una diffida di WWF Abruzzo, Arci Prov. CH, Ass. Civica Porta Nuova Vasto).” Il Piano Regionale dei Rifiuti prevede che si possa procedere all'incenerimento soltanto dopo aver raggiunto la soglia minima del 40% della raccolta differenziata limite attualmente molto lontano “La gestione del ciclo dei rifiuti da anni (il Corpo Forestale dello Stato lanciò l'allarme già nel 2008) è dilaniata da pessime gestioni e infiltrazioni criminali. – continua Di Florio- L'Abruzzo è terra di conquista di mafie e consorterie criminali.” Della pessima gestione dei rifiuti ne sono dimostrazione le diverse inchieste (almeno cinque) tra cui quelle riguardo siti di rifiuti tossici che hanno inquinato falde acquifere (Bussi e Lanciano). In uno scenario del genere abolire il tetto minimo del 40% e consegnare i territori all'incenerimento è la certificazione finale del fallimento della gestione del ciclo dei rifiuti. Di Florio conclude: “Come può il Comune di Cupello, che ospita l'impianto del CIVETA oggetto negli anni scorsi di una "gestione quasi senza regole" (sono parole testuali del commissario regionale ad acta Marco Famoso), candidarsi per un inceneritore che verrebbe costruito con la ricoversione dell'impianto del CIVETA stesso(così come proposto da una delibera del consiglio comunale di Cupello del 2010)? in Abruzzo sta esplodendo una Sodoma ambientale. L'incenerimento dei rifiuti sarebbe l'istituzionalizzazione definitiva di Sodoma, i cui costi sociali, economici e (probabilmente) anche sanitari continueranno a pagarli soltanto i cittadini contribuenti.”

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