“Se mi ami”, se amiamo il Signore Gesù, saremo trasformati in un'altra persona, diventeremo come Lui

Commento al vangelo

Don Simone Calabria
20/05/2017
Attualità
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VI Domenica di Pasqua A

(At 8,5-8.14-17; Sal 65; 1Pt 3,15-18; Gv 14,15-21)

 

La prima parola è “se”: “se mi amate”. È un punto di partenza così libero, umile, fragile, fiducioso, paziente. Non dice: “dovete amarmi”. Nessuna minaccia, nessun obbligo…puoi aderire o puoi rifiutarti in piena libertà.

Ma, “se mi ami”, se amiamo il Signore Gesù, saremo trasformati in un'altra persona, diventeremo come Lui, faremo cose, gesti, come Lui: “se mi amate, osserverete i miei comandamenti”. Non per dovere, ma come forza che esce dal nostro cuore e ci cambia, ci converte.

Carissimi, quindi, tutta la nostra vita ha il suo punto fondamentale nell'amore a Cristo (al “se Mi amate”), allora è su questo che dobbiamo aiutarci a capire.

Amore a Cristo: cosa garantisce che questa espressione nella mia vita quotidiana non resti un'espressione vuota? Cosa garantisce che Cristo, invece di essere una presenza da riconoscere, da amare e da seguire non resti un puro nome, un “fantasma”? La prima fondamentale condizione è stare nel Suo corpo, nella Chiesa, lì dove Lo abbiamo conosciuto. È la cosa più logica: stare lì dove Lui si è fatto conoscere! Ma come fare, cosa fare affinché lo stare nella Chiesa non sia una dipendenza passiva, un esser trascinati a peso morto, non sia l'appartenere ad un'organizzazione, o uno stare a guardare?

Cosa fare perché non sia come appartenere ad una qualsiasi associazione (es. bocce, ecc.)?

La Chiesa è molto spesso ridotta ad agenzia per le “onoranze funebri”.

Stare nella Chiesa da persone vive è starci per cercare e incontrare Cristo…per essere veri figli, perché questo è lo scopo per cui la Chiesa esiste! “Siamo, quindi, chiamati a vivere di misericordia, perché a noi, per primi, è stata usata misericordia. Il perdono delle offese diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso e per noi cristiani è un comando che non possiamo escludere.

Come è difficile tante volte perdonare! Eppure, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici. Ascoltiamo la parola di Gesù che ha posto la misericordia come un ideale di vita e come criterio di credibilità per la nostra fede: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia»” (Mt 5,7).

Il primo segno fondamentale per vivere l’appartenenza viva alla Chiesa è l'impegno ad essere misericordiosi, a vivere i Sacramenti come luogo dell'incontro con il Signore, per ricordarci che Cristo non è un fantasma, e che pertanto non si tratta di un'appartenenza solo con la nostra mente, ma con il nostro cuore, per essere misericordiosi.

Conclusione: Carissimi, invochiamo lo Spirito Santo Consolatore, donato dal Padre, per affrontare la nostra quotidianità con la certezza della presenza del Signore, giorno dopo giorno, passo dopo passo. Amen!

 

 

 

 

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