'Autovelox selvaggio' e lo 'Stato-vampiro' nel mirino: processo lungo e articolato a Vasto

Potrà essere il più 'corposo' nella storia recente del Palazzo di Giustizia locale

A cura della redazione
20/01/2012
Attualità
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Di sicuro, nell’auspicio che non si dia corpo al progetto di soppressione del Tribunale di Vasto, resterà uno dei processi più ‘grossi’ mai registrati al Palazzo di Giustizia di via Bachelet. La vicenda dell’”autovelox selvaggio”, oltre al carico di rinviati a giudizio (in 15 tra pubblici amministratori – ex ed attuali -, personale di Polizia Municipale e gestori di società che forniscono rilevatori di velocità in strada) coinvolge anche centinaia di automobilisti a loro giudizio ‘vessati’ e costituitisi parti civili nel procedimento in oggetto che, si prevede, sarà lungo, articolato e pure complesso. I conti in tasca molti cittadini se li sono fatti e, al di là di somme che in alcuni casi non sono troppo corpose, c’è innanzitutto una questione di principio alla base. Ed è quella della ‘trasparenza’. Situazione che – ed è questa la ‘crema’ della vicenda – troppo spesso non si è verificata sulla Trignina, ‘location’ di migliaia di multe finite, ufficialmente e ufficiosamente, in contestazione. Postazioni di rilevamento ‘imboscate’, personale della Polizia Municipale nascosto nella ‘selva’ e automobilista ‘beccato’ e ‘fregato’. Tante denunce, esposti e lamentele e, inevitabile, anche l’attenzione delle forze dell’ordine, nella fattispecie di Carabinieri e Procura della Repubblica, concretizzatasi alla fine nell’evoluzione della vicenda processuale innescata con i rinvii a giudizio dello scorso mese di settembre e la prima udienza in Tribunale a Vasto di martedì mattina con un primo rinvio a metà febbraio. Complessivamente sono 272 gli automobilisti, per la gran parte residenti nei Comuni che si affacciano sulla Valle del Trigno, ad essersi costituiti parti civili, in contestazione di un totale di 322 multe comminate lungo la Trignina nel periodo compreso tra il 1° ottobre del 2007 ed il 31 dicembre 2010, multe per le quali chiesto un risarcimento danni di 88mila euro. Ma a riguardo il Comitato 'Pro Trignina d’Abruzzo e Molise' presieduto da Antonio Turdò, dall'azione del quale si è messa in moto l'inchiesta, sottolinea che sono quasi 16mila le sanzioni finite nel 'mirino' e, se gli sviluppi processuali dovessero incanalarsi verso le condanne, lo stesso Turdò non esclude l'avvio di una ben più ampia 'class action', riconsiderando anche i tanti automobilisti negli anni multati (dal 2005), ma non costituitisi in giudizio. Un 'piccolo esercito' di avvocati, tra difensori e rappresentanti degli automobilisti, ha 'invaso' martedì la sede di via Bachelet ed il processo è stato così incardinato davanti al presidente del Tribunale di Vasto, Antonio Sabusco, giudici a latere Giovanni Falcione e Fabrizio Pasquale, con la pubblica accusa rappresentata dal sostituto Giancarlo Ciani. Gli avvocati difensori contestano diverse costituzioni di parte civile e ribadiscono la piena fiducia nell'operato dei giudici per il riconoscimento della regolarità nei comportamenti dei propri assistiti. Come finirà non è facile prevederlo. Di certo sembra di assistere ad un’ennesima partita tra il cittadino-pagatore ed uno Stato-‘vampiro’ che, prevenzione e sanzione di comportamenti irregolari a parte, sembra anche in questo caso più interessato a ‘fare cassa’ piuttosto che a contrastare certe situazioni che possono creare pericolo sulla strada. Al Tribunale… l’ardua sentenza.

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