La nascita di Cristo negli affreschi di San Vincenzo al Volturno

raccontati da Franco Valente

Franco Valente
24/12/2020
Attualità
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GLI AFFRESCHI DI S. VINCENZO AL VOLTURNO, PER L’ICONOGRAFIA CRISTIANA, SONO TRA I PIU’ IMPORTANTI DEL BACINO MEDITERRANEO.

La nascita di Cristo.

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E’ l’episodio centrale di tutto il Cristianesimo. Eppure la banalità e la superficialità con cui è raccontato dai mezzi di comunicazione è terrificante.

Nessuno ci spiega perché gli artisti rappresentino il Bambino che, appena nato, sia in grado di stare in piedi e di parlare.

I VANGELI RACCONTANO LA NASCITA DI CRISTO PER SOMMI CAPI

I particolari del parto, però, vengono raccontati in due Vangeli definiti “Apocrifi” dalla Chiesa: Il Protovangelo di Giacomo e il Protovangelo dello Pseudo-Matteo.

Le pitture eseguite agli inizi del IX secolo a S. Vincenzo al Volturno dimostrano in maniera inequivocabile che l’Abate Epifanio conosceva perfettamente i Vangeli Apocrifi e ne era affascinato.

Non solo.

Vi è una pittura in particolare che è la sintesi di ambedue i racconti.

Vi consiglio di leggere il primo, il Protovangelo dello Pseudo-Matteo. Più tardi vi proporrò il secondo, scritto da Giacomo che, come vedremo, era figlio naturale di S. Giuseppe.

Dal vangelo apocrifo dello Pseudo-Matteo, 13,2-7

“Ciò detto, l’angelo ordinò di fermare il giumento, essendo giunto il tempo di partorire; comandò poi alla beata Maria di discendere dall’animale e di entrare in una grotta sotto una caverna nella quale non entrava mai la luce ma c’erano sempre tenebre, non potendo ricevere la luce del giorno. Allorché la beata Maria entro in essa, tutta si illuminò di splendore quasi fosse l’ora sesta del giorno. La luce divina illuminò la grotta in modo tale che né di giorno né di notte, fino a quando vi rimase la beata Maria, la luce non mancò.

QUI GENERÒ UN MASCHIO, CIRCONDATA DAGLI ANGELI MENTRE NASCEVA. QUANDO NACQUE STETTE RITTO SUI SUOI

PIEDI, ED ESSI LO ADORARONO DICENDO: “GLORIA A DIO NEL PIÙ ALTO DEI CIELI E PACE IN TERRA AGLI UOMINI DI BUONA VOLONTÀ”.

Era infatti giunta la nascita del Signore, e Giuseppe era andato alla ricerca di ostetriche. Trovatele, ritornò alla grotta e trovò Maria con il bambino che aveva generato. Giuseppe disse alla beata Maria: “Ti ho condotto le ostetriche Zelomi e Salome, rimaste davanti all’ingresso della grotta non osando entrare qui a motivo del grande splendore”.

A queste parole la beata Maria sorrise. Giuseppe le disse: “Non sorridere, ma sii prudente, lasciati visitare affinché vedano se, per caso, tu abbia bisogno di qualche cura”.

Allora ordinò loro di entrare. Entrò Zelomi; Salome non entrò.

Zelomi disse a Maria: “Permettimi di toccarti”. Dopo che lei si lasciò esaminare, l’ostetrica esclamò a gran voce dicendo: “Signore, Signore grande, abbi pietà. Mai si è udito, né mai si è sospettato che le mammelle possano essere piene di latte perché è nato un maschio, e la madre sia rimasta vergine. Sul neonato non vi è alcuna macchia di sangue e la partoriente non ha sentito dolore alcuno. Ha concepito vergine, vergine ha generato e vergine è rimasta”.

All’udire questa voce, Salome disse: “Permetti che ti tocchi e sperimenti se è vero quanto disse Zelomi”.

Dopo che la beata Maria concesse di lasciarsi toccare, Salome mise la sua mano.

Ma quando ritrasse la mano che aveva toccato, la mano inaridì e per il grande dolore incominciò a piangere e ad angustiarsi disperatamente gridando: “Signore Dio, tu sai che io ti ho temuto sempre, e ho curato i poveri senza ricompensa, non ho mai preso nulla dalle vedove e dall’orfano, e i1 bisognoso non l’ho mai lasciato andare via da me a mani vuote. Ma ora eccomi diventata miserabile a motivo della mia incredulità, perché volli, senza motivo, provare la tua vergine”.

Mentre così parlava apparve a fianco di lei un giovane di grande splendore, e le disse: “Avvicinati al bambino, adoralo, toccalo con la tua mano ed egli ti salverà: egli infatti è il Salvatore del mondo e di tutti coloro che in lui sperano”.

Subito lei si avvicinò al bambino e, adorandolo, toccò un lembo dei panni nei quali era avvolto, e subito la sua mano guarì. Uscendo fuori incominciò a gridare le cose mirabili che aveva visto e sperimentato, e come era stata guarita; molti credettero a causa della sua predicazione.

Anche i pastori di pecore asserivano di avere visto degli angeli che, nel cuore della notte, cantavano un inno, lodavano il Dio del cielo e dicevano che era nato il Salvatore di tutti, che è Cristo Signore, nel quale sarà ridata la salvezza a Israele.

Una enorme stella splendeva dalla sera al mattino sopra la grotta; cosi grande non si era mai vista dalla creazione del mondo. I profeti che erano a Gerusalemme dicevano che questa stella segnalava la nascita di Cristo, che avrebbe realizzato la promessa fatta non solo a Israele, ma anche a tutte le genti.

Sulla parete che fronteggia il parto di Maria sono raffigurate le due levatrici che lavano Cristo in una vasca a forma di grande calice. Quella di destra è in piedi e sta versando l'acqua con un'anfora monoansata, mentre quella di sinistra è seduta su uno scanno e sta lavando il Cristo Bambino il cui capo è contornato da un'aureola crucisegnata che reca esternamente, sui due lati, i monogrammi verticali alla greca IHS e XPS.

Questi è in posizione retta con il braccio destro piegato, quasi ad accennare ad un segno benedicente, e la mano sinistra poggiata sull'orlo della vasca.

Il grande calice ha un gambo terminante con una sfera su cui poggia la calotta della coppa decorata a palme lunghe in basso e palmette sovrapposte lungo il bordo superiore dal quale pendono due anelli.

La scena è ripresa integralmente dal cosiddetto Vangelo dello Pseudo-Matteo (13:3) dove si racconta che al parto di Maria abbiano assistito due levatrici.

La prima, Zelomi, dopo la nascita di Cristo verificò che la Madonna fosse ancora vergine.

La seconda, Salome, che non credette a Zelomi, volle accertarsi che fosse vero e perse l'uso della mano.

Uso che riacquistò dopo aver toccato il Bambino mentre lo lavava.

L'evento della guarigione della levatrice fu considerato dalla tradizione apocrifa come il primo miracolo di Cristo.

A tale rappresentazione si è sempre associato un significato teologico per affermare il dogma della verginità di Maria anche dopo il parto.

La punizione inflitta alla non credente Salome appariva così come monito particolarmente efficace nell'ambito della cultura iconodula bizantina.

Va osservato che tutta la iconografia altomedioevale (dai centri slavi a quelli palestinesi, sinaitici o più propriamente dell'Europa occidentale) è legata a tale modo di rappresentare il lavacro del Bambino appena nato ed in tutti i casi si ritrova che la vasca ha la forma di un calice, che una delle donne sta in piedi mentre versa l'acqua ad indicare la sua capacità fisica, che la seconda donna è seduta in seguito alle ridotte possibilità motorie.

Il racconto di Giacomo, invece, racconta in maniera straordinaria cosa sia successo fuori della grotta nell’attimo preciso della nascita del Bambino…

 

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