Battaglia di Sessano: 28 giugno 1442.
Antonio Caldora circondato e ridotto agli estremi, fu costretto alla resa. Sceso da cavallo si prostrò davanti ad Alfonso d’Aragona, il Magnifico, per baciargli il piede.
Il tradimento di Paolo di Sangro era stato già concordato prima della battaglia sulla base di promesse di privilegi e feudi che puntualmente furono concessi all’indomani dello scontro. Tra questi Civitacampomarano e il suo castello. Che gli furono assegnati.
Alfonso pretese che il tradimento venisse consacrato nello stemma che Paolo di Sangro avrebbe fatto applicare sul nuovo portale del castello di Civitacampomarano.
Perciò i gigli angioini sullo stemma sono capovolti e mantenuti dagli artigli del drago alato.
Una sorta di dichiarazione a futura memoria del definitivo assoggettamento ad Alfonso d’Aragona che ormai aveva il controllo completo del regno.
Ma c’è di più. Il drago alato in realtà costituisce l’ornamento di un cimiero che si appoggia sullo scudo con lo stemma dei di Sangro.
Ma non è solamente un ornamento. Il suo significato ideologico si lega alla tradizione catalana perché il drago alato poggiato su un cimiero era rappresentato nella bandiera più antica della Catalogna. Era preso a prestito dalla tradizionale iconografia di S. Giorgio, protettore di quella regione della Spagna, che viene raffigurato proprio mentre uccide il leggendario rettile.
Più in generale nella tradizione araldica il drago alato è un attributo che si riconosce a personaggi che si erano particolarmente distinti in azioni militari.
Il carattere catalano, però, non si ritrova solo nei riferimenti araldici e ideologici, ma anche nei caratteri stilistici della parte strutturale dell’arco.
Sebbene piuttosto semplice, la sua forma è riconducibile alla grande produzione di portali ad arco ribassato con una cornice tagliata a manubrio, che costituirà un vero e proprio marchio della presenza aragonese nell’Italia Meridionale.
Un tipo di portale che i baroni rimasti fedeli o definitivamente passati al servizio di Alfonso fanno a gara ad inserire nei loro castelli e nelle loro residenze più significative.
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