L' erosione, i social e l' amarezza di Enrico

L' editoriale di Ods

Orazio Di Stefano
12/02/2021
Attualità
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Conosco Enrico Di Giuseppantonio dal 1985, quando ci occupavano di turismo:  lui alla Provincia e io al Comune di San Salvo.

Abbiamo fatto entrambi, ma non insieme, televisione e politica, mai nello stesso partito, anche se l' ho votato più di una volta.

Gli voglio bene e per questo ieri sono andato alla sua conferenza stampa sul costruendo stabilimento a pochi passi dal mare di Fossacesia, dove lui fa il sindaco da qualche decennio.

Non solo volevo capire cosa stesse succedendo lì, ma volevo soprattutto vedere come stesse il mio amico Enrico. 

Sulla prima "curiosità" ho capito, volendo sintetizzare la questione, che FOSSACESIA HA PRESENTATO IL PIANO SPIAGGIA NEL 2004,CHE È STATO POI ADOTTATO NEL 2006, QUANDO, COME DIMOSTRA L' IMMAGINE QUA SOPRA, LA SPIAGGIA ERA LARGA. 

IN QUESTI 17 ANNI C' È STATA L' EROSIONE E PER QUESTO IL COSTRUENDO STABILIMENTO SI VERRA' A TROVARE QUASI SULL' ACQUA, AVANZATA INESORABILMENTE.

Si potevano revocare licenze concesse per diritti acquisiti da Ditte che avevano partecipato a bandi legittimi con requisiti previsti dalle leggi? Per le conoscenze che ho delle norme amministrative credo di no, ma meglio di me dirà l' Autorità giudiziaria giustamente adita dalle Associazioni ambientaliste. 

Sulla seconda "curiosità" ho avuto conferma di ciò che pensavo. Il sindaco di Fossacesia non si capacita di essere diventato lui il terminale dell' indignazione sui social e infatti cita ripetutamente Papa Francesco sulla responsabilità di ciascuno di contribuire alla verità nella comunicazione. 

L' amarezza gli viene perché è accusato oggi, nonostante abbia una cura maniacale del suo paesello, ne stia accompagnando con sacrificio e somatizzazione la crescita urbana, urbanistica e turistica e soprattutto abbia messo in sicurezza (facendosi importanti nemici) da speculazione selvaggia l' area circostante l' Abbazia di San Giovanni in Venere e la veduta sul Golfo oltre che alcune aree verdi alla Marina. 

Non si capacita Enrico di ciò che legge sui social, perché lui, come me, non è nativo digitale e soprattutto si è formato quando si compravano e si leggevano i giornali. Da giovani per noi era un sacrificio economico andare in edicola, quindi l' informazione sui quotidiani non poteva essere sprecata. Era necessario informarsi per parlare e l' informazione era dunque il risultato di un approfondimento che davano i giornalisti. 

Andare oggi sui social anzitutto non costa niente. La maggioranza di chi ci va si ferma sulle foto e sui titoli (questo stesso articolo sarà letto dal 10% di chi lo vedrà scorrere sul proprio monitor): nel caso del costruendo stabilimento quasi nessuno prima di esprimersi ha approfondito cose come: piano spiaggia, procedure, Legge Bassanini, reati omissivi, rivalse di titolari di diritti acquisiti... Quanti sanno che la gestione di una pratica urbanistica è separata dall' indirizzo politico?

Sui social si vede una foto e la si commenta con istintivita come si commenta un fallo sul campo di calcio, da tifosi, da indignati, da persone che vorrebbero che la vita fosse bianca o nera, mentre è grigia (come ci sta spiegando il covid). Tuttavia un ragazzo o un incazzato che scorre col dito su uno schermo e si trova una foto oggettivamente indignante non può scrivere la biografia di Enrico Di Giuseppantonio, che è scritta dai cittadini che quotidianamente lo incontrano per strada o lo confermano plebiscitariamente ogni volta che si ricandida. Ed a limite la potrebbe raccontare chi come me lo conosce da quarant' anni e sa che non è casuale se da San Giovanni in Venere si vede ancora Vasto e non palazzi e palazzetti. 

Tranquillo, signor sindaco, fra qualche giorno di questa storia rimarrà solo l' inchiesta, che faranno gli ufficiali di Pg per fortuna leggendo le carte vere e non qualche immagine che passa sul telefonino.

 

 

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