È ormai evidente che il problema attuale che deriva dalla pandemia è essenzialmente la capacità di somministrazione. Guardate questo grafico: la forbice tra vaccini consegnati e somministrati si allarga sempre di più.
Quindi per gestire un piano vaccinale su larga scala, un militare esperto di logistica è sicuramente più efficace (in tandem con Curcio della protezione civile) di un boiardo di stato che ha accumulato una serie di errori.
Per fare questo il generale Figliuolo, neo commissario per l’emergenza COVID, userà i drive-in già utilizzati per i tamponi. In Italia c’è ne sono 200. Verrà presa in considerazione anche la possibilità di ricorrere ad hangar, caserme e tensostrutture come quelle degli ospedali da campo per accelerare la campagna vaccinale. Sotto esame anche come predisporre i 300 mila volontari della Protezione Civile e i 1700 militari dal Comando Operativo Interforze.
La logica di Draghi è quella di restituire allo Stato lo snodo delle decisioni, riscostruendo una catena operativa che agisca con tempestività, certezza e determinazione, proprio come richiede una situazione di emergenza.
Bisogna tornare a garantire una piena funzionalità delle strutture, ed evitare conflitti derivanti da sovrapposizioni, anche comunicative, di compiti, funzioni, ruoli. Immettere sul giusto binario quel rapporto con le Regioni foriero di grande disordine dell’era precedente, causata dall’incertezza a livello centrale.
Il Presidente del Consiglio ha scelto, per il momento, di non parlare, affidando la sua comunicazione agli atti concreti. Le parole avevano sostituito i fatti, diventando esse stesse la “notizia” secondo la logica del consenso ben spiegata da Rocco Casalino nel suo libro. E il ritorno dei fatti, dopo un’epoca trumpiana di “alternative fact”.
Un elemento quasi rivoluzionario.