Con le costituzioni di Melfi Federico II poneva sotto controllo dei suoi funzionari tutto il Regno mentre i rapporti con la Chiesa si deterioravano a tal punto che papa Gregorio IX nel 1240, alleatosi con Venezia, riuscì ad ottenere, tra l’altro, la distruzione di Termoli e Campomarino ad opera della sua flotta. In quell’anno riapparve sullo scenario militare Tommaso di Celano che da Gregorio IX era stato posto a capo di 200 cavalieri per una inutile difesa di Spoleto che l’anno seguente fu ripresa dalle forze imperiali.
Le imprese militari non arrestarono le prassi amministrative. Quando i castelli situati in punti strategici non appartenevano al demanio, Federico cercò di acquistarli. E’ il caso dell’acquisizione del castello di Cerro a Volturno le cui vicende sono riportate in una lettera di Federico del 6 febbraio 1240 a conclusione di una serie di trattative non andate a buon fine.
L’imperatore aveva ordinato al giustiziario di Terra di Lavoro di prendere con le armi, senza perdere tempo, la fortificazione che era tenuta da un certo Deoteguarde che la teneva difesa da una guarnigione campana. Il giustiziario aveva fatto sapere a all’imperatore che la cosa non era così semplice sia per la particolare complessità di un eventuale assedio, ma soprattutto perché un tal tipo di intervento avrebbe costituito uno scandaloso precedente.
Federico insistette per ottenere l’acquisizione di quel castello consigliando al giustiziario di ottenere l’obiettivo con l’inganno facendo uscire Deoteguarde dal castello con una scusa qualsiasi e poi imprigionarlo e tenerlo arrestato finché non avesse fatto consegnare il castello dai suoi uomini.
Se poi Deoteguarde non fosse caduto nella trappola, avrebbe potuto corrompere qualche cittadino per farlo catturare.
Le cose andarono per le lunghe e non si sa se le cautele indicate da Federico siano state messe in atto.
Sembra però che il castello sia rimasto nel possesso di Deoteguardi anche per l’intervento di papa Alessandro IV (1254-1261) se è vera la notizia che viene riportata dal Ciarlanti secondo cui il castello nel 1271 ancora apparteneva a lui: “Diotiguardi d’Alatro nipote di Gottifredo Cardinal d’Alatro nel 1271 possedeva Cerro, Acquaviva, Montalto, & Opina, che molti anni innanzi gli erano state concedute da Papa Alesandro IV e da Federico II alle quali succedè Francesca sua figliuola moglie di Nicolò della Marra terzo signore di Serino”.
Non sappiamo però a quale titolo il Castello di Cerro poteva essere tenuto da Deoteguardi se alla sua manutenzione e riparazione dovevano contribuire tutte le comunità dell’alta valle del Volturno, come risulta dalle disposizioni confermate da Carlo d’Angiò nel 1270: “Item castrum Cerri reparari potest per homines baronie Cerri, Spine et baronie domini Rogeri de Calvello, que sibi sunt vicine”.