Quando non riusciamo a capire il significato di una cosa, ci sembra naturale definire quella cosa misteriosa. Così misteriose sono per me tre pietre che si trovano cementate nel muro di sostegno della grande scalinata che porta alla cattedrale di Guardialfiera.
In quell’area, che oggi è occupata da una sala per conferenze, una volta era il seminario vescovile.
Per questo, certamente, le tre pietre erratiche devono venire dal muro esterno dell’edificio scomparso o forse anche dall’antico palazzo baronale, anch’esso perduto.
Su una vi è uno scudo senza insegne araldiche. Deve trattarsi di una “damnatio memoriae”. Il titolare di quel blasone evidentemente non era gradito a chi venne dopo di lui e, secondo una diffusa consuetudine, i suoi simboli araldici furono cancellati.
Nessun segno sembra esservi rimasto e neppure la sua forma, trattandosi di uno scudo cosiddetto sagomato che in genere appare in Italia dal XVI secolo fino al XIX , ci può aiutare ad immaginare almeno in conseguenza di quali avvenimenti sia stata effettuata quella cancellatura.
Una seconda pietra ha qualche elemento in più per farci immaginare qualcosa. E’ un’arenaria sulla quale si riesce a leggere solo la parola PESTE. Le altre lettere sono talmente erose da non permettere alcun tentativo di ricostruzione. Deve trattarsi del ricordo di qualcosa collegato ad un episodio di contagio di una certa gravità.
Non si può non pensare alla grande peste del 1656 che nel Regno di Napoli fece almeno 250.000 morti su un totale di 450.000 abitanti.
Una terza pietra, che sembra essere stata la parte decorata di una lunetta, è particolarmente interessante.
L’immagine prevalente è quella di un leone rampante che tiene nella zampa destra una lancia che è allineata con il suo corpo.
Sebbene non si riesca a capire se si tratti di un blasone o semplicemente di una rappresentazione fantastica, non è questa la parte che presenta elementi di perplessità.
Nello spazio residuo della figurazione, infatti, è rappresentato un personaggio visto di profilo e con le mani allargate.
Con la sinistra stringe l’elsa di una spada posta in verticale. Con la destra sembra mantenere qualcosa che potrebbe essere un pugnale o un martello. Le condizioni di degrado non permettono di andare oltre.
Invece degna di attenzione è la bocca spalancata perché dal suo interno sembra uscire una figura la cui testa è ancora dentro mentre in alto si agitano due gambe che sembrano appartenere ad un essere marino.
Nessuna epigrafe accompagna la figura, ma nel suo complesso sembra voler rappresentare un individuo che sta esalando il proprio spirito o, addirittura, un indemoniato dalla cui bocca sta uscendo il demonio sotto forma di mostro marino.
.
Troppo poco per dare una risposta credibile!