UNA NUOVA SCOPERTA A S.VINCENZO AL VOLTURNO

Franco Valente
05/07/2021
Attualità
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Giuseppe D'Onorio, uno dei massimi studiosi italiani di arte campanaria, ha pubblicato un piccolo saggio su due campane storiche che ancora si conservano nel campanile dell'Abbazia di S. Vincenzo al Volturno. (G. D'ONORIO, S.Vincenzo al Volturno, in "Potenza e carità di Dio", Giugno 2021).

Lo scritto riguarda due campane particolarmente importanti.

Una proveniente da S.Maria delle Grotte e l'altra da S. Pietro Avellana.

Mi ha fatto particolarmente piacere leggere le considerazioni di Giuseppe D'Onorio perché confermano l'importanza del Monastero di S. Pietro Avellana che tanta parte ha avuto nella storia del monachesimo benedettino europeo.

.".... La seconda campana medievale è anch’essa di notevole interesse storico sia per l’iscrizione che per il sigillo provante l’antica appartenza del manufatto.

La scritta si apre con l’epitaffio agatino e termina con l’indicazione del cenobio di S. Pietro: MENTEM S(AN)C(T)A(M) SPONTANEAM HONOREM DEO ET PATRIE / LIBERATIONEM DEI XPI AM(EN) CANPANA CEN(OB)IS SANTI PETRI.

Segue un tondo sigillo con al centro una pianta di nocciolo e intorno:S(IGILLUM) S(ANCTI) PETRI AVELLI.

Certamente questa campana venne fusa per San Pietro Avellana dove vi era un monastero di pertinenza dell’abbazia di Montecassino.

A scriverlo è lo storico Franco Valente: «Dell’antico monastero di S. Pietro Avellana rimane memoria solo nel titolo di cui l’Abate di Montecassino ancora oggi si fregia. Eppure è stato uno dei più importanti feudi monastici dell’Italia benedettina all’inizio del secondo millennio. Vari cultori di cose antiche, per il fatto che sul vicino monte Miglio vi sia una imponente cinta sannitica megalitica,avevano voluto ritrovare nel toponimo di Avellana le radici dell’antica città italica di Volana. L’atto di donazione con il quale Odorisio Borrello nel 1026 permetteva la nascita del cenobio, invece, chiarisce definitivamente che tutto è più semplice, perché il luogo del nuovo insediamento, dedicato a S. Pietro Apostolo, era nei pressi di una fontana con una maestosa pianta di avellane (ovvero di noccioline): Construxit coenobium, quod ab enormi arbore avellana,quae iuxta olim constiterat, Sancti Petri de Avellana nuncupationem accepit...».

Ora a conferma di quanto scrive Valente c’è anche la campana e il sigillo dell’antico monastero con la riproduzione di una pianta di avellana al suo interno.

Nell’iscrizione del bronzo non è riportato il nome dell’artefice che l’ha realizzata, ma non escludiamo che si possa trattare di una maestranza locale, forse proveniente dalla vicina città di Agnone, dove i Marinelli avevano già da tempo iniziato la loro qualificata opera di fondere campane.

Oggi nella storia dell’abbazia S. Vincenzo entrano a pieno titolo anche le vicende delle due campane medievali, che aggiungono altre pagine di maggior approfondimento del luogo e della regione Molise, dal notevole patrimonio monumentale e ambientale".

 

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