"Un padre non può incontrare il figlio". La denuncia di Borromeo (Papi Gump)

Antonio Borromeo, Presidente associazione Papi Gump
19/08/2021
Attualità
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Un bambino vastese che abita a venti metri dalla casa del padre, per una assurda ed insidiosa trafila burocratica, per vederlo, secondo i servizi sociali, dovrebbe percorrere oltre venti chilometri, avanti ed indietro con la madre, per poi essere rinchiuso insieme al padre in una stanza dei servizi sociali, nonostante il provvedimento del Giudice preveda che il bambino veda il genitore all’interno della casa paterna o dei nonni. Questo andirivieni che vorrebbero i servizi sociali, sarebbe anche durante la calura di questa estate e con le immaginabili e rischiose conseguenze sulla salute.

Tutto sotto la personale responsabilità di un dirigente che ha ignorato la Legge e il provvedimento del Giudice. Il Provvedimento del Giudice minorile, a conclusione della separazione tra queste due persone, di cui ometto i nomi per tutela della Privacy, stabilisce, tra l’altro, che il figlio di appena tre anni incontri il padre due volte alla settimana, con un calendario preciso. Il provvedimento è stato affidato ai Servizi Sociali del Comune di Vasto, per garantire detto impegno. Dopo quasi due mesi di inutile e pesante tentativo di vedere il figlio, il genitore si è rivolto alla nostra associazione Papi Gump.

L’Associazione, dopo aver verificato fatti e documenti, si è rivolta al Comune di Vasto per fare eseguire l’ordine del Giudice. Qui il caso, tra disinteresse politico-amministrativo, omissioni, ritardi e ferie comandate, finisce nel solito groviglio della burocrazia di una dirigenza incapace e incompetente, che per decenza pubblica evito di nominare. I diritti di padre e figlio sono stati calpestati in presenza della Legge messa nelle mani di soggetti che non vigilano, non controllano e offendono la dignità delle persone. Sciacquarsi a mare, per queste persone, è più importante dei diritti di un minore, in attesa di incontrare il padre. Siamo al paradosso! Se un cittadino protesta per il riconoscimento di un suo diritto sacrosanto, pagato e affidato a personale inefficiente e inadeguato, risponde per diffamazione e altro; invece il personale che ha il dovere di garantire un diritto sancito dalla Legge, omette, va in ferie, si diverte e non gli succede niente.

L’associazione ha un’altra concezione di società, di garanzie e di protezione e tutela dei diritti. Soprattutto ritiene che chi viola lo stato dei diritti dei minori, debba andare in ferie, ma in luoghi più freschi, per riflettere.  Un Comune, bene organizzato, programma le ferie secondo le esigenze della società, garantendo la continuità dei servizi tutti e di quelli essenziali per primi. Solo le insistenze da parte dell’associazione hanno permesso di far incontrare padre e figlio per alcune ore durante la settimana scorsa dopo due lunghi mesi.  Ciò nonostante, dopo il primo incontro, il servizio è stato interrotto per le ferie di altro personale, accordato in corso d’opera.

È stato per caso o per disturbare quel padre? Così il diritto è stato rimandato alla fine delle ferie. La spregiudicatezza ha sfidato il codice penale, probabilmente per certe insinuazioni di protezione che si sentono in giro. Infatti i controlli sono completamente assenti. Noi sappiamo che i Servizi pubblici non possono essere interrotti o ritardati, lo dice la legge, specialmente quando riguardano la salute, la sicurezza sociale e i rapporti previsti in sentenza o ordinanza del Giudice minorile. Il disservizio del Comune di Vasto o del suo Dirigente o Assessore, ha impedito al padre di incontrare il figlio di tre anni secondo una disposizione del Giudice. La Legge c’è, ma il personale del settore Servizi Sociali la ignora.

La normativa di cui alla legge 241/90, come modificata e integrata dalla legge 35/2012, ha chiaramente stabilito che il Comune deve nominare un sostituto, in caso di assenza e impedimento del titolare. La stessa cosa vale per il personale subordinato inserito nel percorso burocratico (artt. 9,9 bis, ter, quater, e quinqies, leggi citate). Quel dirigente conosce il suo diritto a pretendere di essere pagato per la funzione svolta, ma non sa cosa deve fare per assicurare il riconoscimento dei diritti tra padre e figlio, come ha stabilito il Giudice. La collettività ha diritto a funzioni, servizi adeguati, capaci, competenti e soprattutto rispettosi del danaro pubblico. La vergognosa vicenda di questo caso, dimostra in quale stato sono finiti i diritti dei cittadini e soprattutto la Legge.

Per questo motivo, da venerdì 20 agosto protesterò davanti al Municipio di Vasto ad oltranza, fino a quando questa squallida storia non troverà una soluzione e saremo pronti a proseguire la battaglia nelle sedi nelle quali la Legge prevarrà.

 

 

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