GISSI – Non accenna a placarsi la crisi nella Val Sinello. Sono diverse le aziende di media grandezza alle prese con calo di fatturato e ordinativi. Numerose le richieste di accesso agli ammortizzatori sociali. Le prossime settimane saranno decisive per il futuro dell’occupazione di quell’area industriale.
Lo saranno per la Robotec che lavora per diversi stabilimenti Fiat e che sta risentendo del picco al ribasso del mercato automotive. Nei giorni scorsi i 78 lavoratori sono stati informati nelle assemblee di fabbrica dell’eventualità dei contratti di solidarietà. Il 27 novembre con tutta probabilità azienda e sindacati apporranno la firma finale sull’accordo. Si spera in nuove commesse dalla Sevel, intanto la solidarietà coprirà un anno prorogabile a due. L’impegno dell’azienda è assicurare il 50% delle ore mensili lavorate normalmente, per l’altra metà gli operai si fermeranno percependo il 20% in meno in busta paga.
Settore diverso, stesse difficoltà. È il caso del Pantalonificio d’Abruzzo del gruppo Canali. Mentre il reparto giacche resta a galla, per i pantaloni è crisi nera. A settembre la comunicazione di un esubero pari al 30% della forza lavoro (85 dipendenti, in maggioranza donne). La situazione sembra essere però precipitata ulteriormente a metà ottobre, quando la società ha comunicato la volontà di chiudere lo stabilimento di Gissi (e non per delocalizzare all’estero) gettando nello sconforto decine di famiglie del Vastese.
Riunioni colme di tensione fra sindacati e dirigenti sembrano aver aperto lo spiraglio dei contratti di solidarietà per un anno. Una timida apertura anche all’ipotesi di riconversione, negata in un primo momento.
Il 3 dicembre ci sarà una riunione decisiva per le sorti dei lavoratori.
La strada dei contratti di solidarietà è quella che probabilmente sarà percorsa anche per la G.I.R. Sud – ricambi e componenti auto – per tutelare gli attuali livelli occupazionali (120 dipendenti).
E in 100 sono senza stipendio da 3 mesi alla Valsinello (lavorazione lamiere). Il piano industriale non è ancora stato approvato e la cassa integrazione non è erogata. Come anticipato da Mario Codagnone della Fiom-Cgil i sindacati presto chiederanno all’Inps di versare gli importi dovuti direttamente ai lavoratori.
La scena, però, in questi giorni è stata monopolizzata dalla New Trade, che ha iniziato l’attività un mese fa in parte dei capannoni dell’ex-Golden Lady della quale ha assorbito 50 dipendenti. Il 7 novembre scorso la Guardia Forestale ha apposto i sigilli all’azienda per l’assenza di una fidejussione assicurativa sullo smaltimento. Sulla questione la Regione ha fatto sapere che è una mancanza riconducibile alla società. Il provvedimento, a quanto pare, è partito dopo l’esposto di un ex-dipendente.
L’azienda di Prato, che ricicla abiti usati, si difende affermando di aver adempito a tutti gli obblighi. Ieri la produzione è ripartita, ma in parallelo viaggia la questione delle presunte pressioni sui lavoratori per indurli al licenziamento. È quanto denunciato dal Partito di Rifondazione Comunista di Gissi nei giorni passati. Dalla riapertura dei cancelli un mese fa, dei 50 assunti con contratto a tempo indeterminato ne restano 39 (tra licenziamenti volontari e non).
Maggiori elementi si conosceranno dopo l’incontro che società e parti sociali avranno di fronte al ministero dello Sviluppo economico a Roma martedì prossimo. L’accordo per la riconversione dello stabilimento prevede l’assunzione, a scaglioni, di circa 115 lavoratori ex-Golden Lady.