La fondatrice della Compagnia teatrale fresana, Cesira Litterio, mi ha fatto dono di una chiavetta usb all’interno della quale è registrata la rappresentazione che la stessa Compagnia ha messo in scena l’estate scorsa a Fresagrandinaria per rievocare i 300 anni del noto pellegrinaggio a Nuova Cliternia, frazione di Campomarino. Il Pellegrinaggio si svolge ogni lunedì dopo Pentecoste, con partenza all’alba dopo la benedizione in Chiesa ed il disteso suono delle campane e dura l’intera giornata, durante la quale i fresani ed i lentellesi percorrono a piedi 49 chilometri per arrivare al tramonto, accolti nella Chiesa cliternina dedicata alla Madonna Grande, che è protettrice di Fresagrandinaria.
Il tragitto è sempre lo stesso, prevede varie soste, compresa quella a la “Motte de la scarciofn”, l’ultimo punto in cui è visibile Fresagrandinaria. La ritualità degli antichi pellegrinaggi prevedeva che ci si fermasse e girasse dall’ultimo punto in cui era visibile il proprio paese, poiché è antropologicamente importante lasciare il luogo conosciuto e protettivo e dirigersi verso l’ignoto. Forse è proprio questo il senso di ciò che nel video viene definito dalla Dirigente scolastica, Concetta Delle Donne, “religiosità popolare”, incarnata e dimostrata, sempre nel video, dall’ emozione del sindaco Lino Giangiacomo e spiegata dal parroco don Simone Calabria e dagli altri sacerdoti intervenuti.
Quando si va verso l’ignoto o, comunque, quando lo si affronta si ha bisogno di sentirsi protetti. Il proprio paese è un luogo, anzi il luogo fisico, nel quale ci sentiamo protetti, come la propria casa. Ma quando si esce dal proprio luogo, dalle proprie abitudini, dalle proprie certezze e si affronta una crisi economica, sanitaria, psicologica cosa e chi può proteggerci? A Fresa la risposta a questa domanda è: la Madonna Grande, il cui sguardo materno, dolce, rassicurante è quello della propria mamma. Ed è la ricerca stessa di questo sguardo e del suo senso di protezione, che ha dato la forza a migliaia e migliaia di pellegrini in 300 anni di fare cinquanta chilometri in una sola giornata, insieme a tante altri sacrifici ben raccontati dalla Compagnia fresana: dormire all’aperto, entrare in chiesa inginocchiati e leccando il pavimento, affrontare le intemperie, tanto più quando non c’erano automezzi al seguito.
Se questa “religiosità” è prevalentemente popolare lo è solo perché il popolo, quello più umile e lavoratore, è più numeroso. Ma nessuno si mai sottratto a questa ritualità devozionale per la Madonna Grande. Anche i “galantuomini” dei secoli scorsi si ammalavano e avevano bisogno di protezione e per questo si affidavano alla Madonna, come, del resto, fanno oggi quelli più agiati. Il pellegrinaggio mariano, dunque, coinvolge persone di tutte le età, di tutti i censi, di tutte le appartenenze, perché tutti hanno bisogno di sentirsi protetti.
Bene, dunque, ha fatto la Compagnia teatrale a mettere in scena ciò che a Fresa accade e si ripete, sia pure con piccoli adattamenti, da tre secoli. Si tratta di un contributo alla conoscenza (che rende liberi, come è giustamente ripetuto nel video) di un unicum, visto che almeno in zona non c’è una partecipazione così sentita e diffusa come a Fresa in un rituale religioso, diventato oramai identità culturale comunitaria.
Perché questa durevole univocità del popolo di Fresagrandinaria? Non certo perché altri popoli non hanno bisogno di protezione o di sentirsi protetti? Crisi, malattie, disagi, insicurezze sono ovunque avvertite, ovviamente anche da coloro che non fanno ciò che fanno i fresani. E' probabile che il rituale del pellegrinaggio a “Nuova Cliternia” sia stato così durevole e "di massa", perché è basato sullo sguardo materno, dolce, rassicurante della mamma, che per la Chiesa è la Madonna, Madre di Dio e Madre nostra.
Coloro che volessero avere la chiavetta usb con la bella rappresentazione, mirabilmente e condotta dalla regista Cesira Litterio, possono chiederla alla nostra Redazione, che provvederà a girare la richiesta.