IPERBOLE A CASALCIPRANO.
“L’iperbole (dal greco yperbolḗ, in latino superlatio) è una figura retorica che consiste nel portare all’eccesso il significato di un’espressione, amplificando o riducendo il suo riferimento alla realtà per rafforzarne il senso e aumentarne, per contrasto, la credibilità.
Tradizionalmente, l’iperbole coincide con l’esagerazione, cioè col proferire un enunciato in cui il riferimento alla realtà è reso calcolatamente incredibile proprio per intensificare l’espressione di partenza fino a portarla al massimo o al minimo grado, con effetti di varia natura, anche ironici e paradossali”. (Treccani)
Affermare che una svolta nella storia della Cristianità sia stato deciso in qualche modo a Casal Ciprano nel Molise sicuramente è un’iperbole letteraria, ma è comunque vero che in quel luogo e in que giorni convennero alcuni personaggi che qualche mese dopo avrebbero dato un nuovo corso alle vicende dell’umanità.
Chi sono i personaggi che si incontrano nell’abbazia di S. Maria di Castagneto a Casalciprano il 10 giugno 1053?
Il Papa Leone IX,
Umberto vescovo-cardinale di Silva Candida,
Pietro vescovo di Amalfi,
Almanguino vescovo di Ceneda,
Olderico arcivescovo di Benevento,
Federico cancelliere di Santa Romana Chiesa,
Adenolfo duca di Gaeta,
Landone conte di Aquino,
Landolfo di Teano,
Oderisio figlio di Borrello,
Roffredo di Guardia (Alfiera),
Roffredo di Lusensa “et aliis multis maioribus et minoribus”.
Cosa stavano facendo?
Il papa Leone IX con il suo esercito e la sua corte si muoveva per scontrarsi contro l’esercito normanno ai confini della Puglia.
Su richiesta dell’abate Liutfredo di S. Vincenzo al Volturno il papa aveva deciso di fermarsi tra Casalciprano e Castropignano per risolvere una vertenza tra lo stesso abate Liutfredo e Alberto monaco, il quale, illegalmente, aveva assunto il titolo di abate di S. Maria in Castagneto, che era cella di S. Vincenzo.
Leone IX confermava questa cella a favore del monastero vulturnense e ne investiva del possesso l’abate Liutfredo ricevendo dalle mani di Alberto la rinunzia al titolo di abate e all’ufficio usurpato.
Dopodiché il papa con il suo esercito e la sua corte proseguì la marcia fino a Civitate, sul Fortore, dove lo scontro militare ebbe un esito disastroso per le forze papali il 18 giugno 1053 a Civitate quando Leone IX fu fatto prigioniero dai Normanni.
Il racconto di quello che accadde dopo è alquanto controverso. Il papa fu traferito a Benevento dove rimase prigioniero per nove mesi trattato dignitosamente. La sua liberazione, che avvenne nel marzo del 1054 fu subordinata a una serie di riconoscimenti a favore di Roberto il Guiscardo e della famiglia degli Altavilla. A Melfi il papa consacrò i Normanni come vassalli della Chiesa concedendo loro il perdono.
Intanto peggioravano i rapporti tra la Chiesa di Roma e Bisanzio.
E’ il momento in cui Umberto di Silva Candida, che aveva seguito il papa nel suo viaggio nella valle del Biferno e lo aveva assistito nella sentenza a favore dell’abate Liutfredo di S. Vincenzo al Volturno, assume un ruolo fondamentale nella complicata questione che si sarebbe conclusa con lo Scisma della Chiesa di Oriente.
Dai fatti che seguirono abbiamo l’idea chiara della grande influenza che Umberto di Silva Candida ebbe sull’anziano papa Leone IX e sui papi che gli successero.
Egli era un grande conoscitore della lingua greca e il papa gli affidò l’incarico di confutare le tesi bizantine di Michele Cerulario e Niceta Pettorato ( Adversus Graecorum calumnias, e Contra Nicetam).
Le cose precipitarono e il 16 luglio del 1054, il vescovo-cardinale Umberto di Selva Candida avrebbe personalmente notificato nella basilica di S. Sofia a Costantinopoli la bolla di scomunica nei confronti del Patriarca Michele Cerulario,
Umberto di Silva Candida agiva a Costantinopoli su delega del papa Leone IX che, nel frattempo, il 19 aprile 1054, era morto.
Un particolare di non poco conto in una vicenda che avrebbe cambiato la storia dell’umanità…