LETTERA A UN PROFESSORE

UNO STUDENTE DELLA V A SCRIVE AD EMILIANO GIANCRISTOFARO

Redazione
18/06/2022
Attualità
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Caro prof, 
 
alla fine è arrivata "quella puttana della morte" vestita di nero, con la quale lei parlava quando il sonno andava via in piena notte. "Come va prof?" le chiedevo e lei mi rispondeva "A tre cilindri". E poi mi raccontava della sua vita, dei suoi incontri, della scuola di una volta, delle mille battaglie intraprese per salvaguardare uno spicchio di questo mondo, dei suoi libri e della sua biblioteca . "I libri non si prestano" recita ancora il cartello ingiallito poggiato su una mensola della sua libreria. Mi parlava della sua creatura prediletta, "La rivista abruzzese", di quando salvò l'Editrice Carabba, delle ville liberty abbattute, del corso della città sfregiato da grattacieli orrendi, delle “Storie del Silenzio”, delle fave di Pollutri, dei serpenti di Cocullo o delle farchie di Fara.
 
Non c'era volta che non parlassi mo della "Scopa". Caro prof lei ha precorso i tempi: nel 1980 criticava la partitocrazia e sosteneva una lista civica alle elezioni comunali. Si ricorda? 
Io ed alcuni dei miei compagni di classe fummo subito al suo fianco. Il nostro contributo, a dirla tutta, durante quella campagna elettorale, riguardò più umilmente la distribuzione dei volantini e l’affissione dei manifesti. Fu comunque un successo, con due consiglieri eletti all’assise comunale.
 
Prof,
 
si ricorda quando ci urlò in faccia: “Voi fate sciopero a gatto selvaggio, io metto due a gatto selvaggio!", il giorno dopo l’ennesimo sciopero? Non che gli studenti di allora fossero tutti politicamente impegnati, che prendessero parte alle manifestazioni ed ai cortei, che sfilassero lungo corso Trento e Trieste, che urlassero slogan o che frequentassero il pomeriggio gli incontri del collettivo studentesco. No, nulla di più falso: ma un giorno di assenza più o meno giustificata, evidentemente faceva comodo a tutti.
Ci prendemmo il nostro due (“duri e puri”), ma apprezzammo la sua lezione sul significato storico e politico che lo sciopero deve sempre avere. “Puzza poco, puzza molto, puzza moltissimo”, con queste parole un enologo, chiamato al capezzale del suo vino, prof, definì la produzione di quell’anno.
 
"Il signore dei vapori sulfurei" : questa invece è la straordinaria immagine che ci ha lasciato l'antropologo Alfonso Maria Di Nola delle sue qualità di vinificatore. Lei ne andava comunque orgoglioso e noi studenti lo bevevamo, un po’ perché non c’era nient’ altro da bere, un po’ per farle piacere. Ogni tanto venivamo da lei in campagna, si sorseggiava il suo vino, si parlava e si ascoltava il rumore della sua nuova motozappa, ma soprattutto si apprezzavano le sue parole che ci parlavano già della questi one ambientale, dei mali della società e della miseria morale di certe classi dirigenti, della loro miopia, del loro opportunismo e della loro straordinaria capacità di sapersi riciclare e modellare sul “padrone” di turno.
 
A me prof ha voluto dedicare una delle sue ultime uscite pubbliche nel settembre scorso in occasione del rinnovo del consiglio comunale di Lanciano: su Facebook il suo appello
, tra i suoi amati cani e le galline che razzolavano tutt'intorno: "Sono Emiliano Giancristofaro e voto Luciano Biondi ..." Io, prof, le mie elezioni le ho vinte in quel momento: mi sono sentito tanto orgoglioso e tanto importante. . Non finirò mai di ringraziarla per quello che ha fatto. 
 
E poi quel finale, mai scontato, ironico, drammaticamente vero, che mi lasciava sempre a bocca aperta, come un pesce fuor d’acqua, lì ad annaspare e a pensare. “Che teatre è su monne!” . Così diceva caro prof.  E rideva. Forse per sdrammatizzare. Forse per prendere in giro tutti noi. Forse per prendere un po' in giro anche se stesso.
 
Mi mancherà tanto prof, mancherà tanto a me e ai suoi studenti della 5A. Non sa quanto.


Nella foto, il prof. Emiliano Giancristofaro (che di recente ci ha lasciato) è con il prof. Giovannino Artese

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