Nel 1891 Cupello è una terra avara e povera, dove il passaggio di Garibaldi aveva lasciato Don Ciccio e i ricchi e i poveri sempre più poveri. Uno di questi poveri, Angelantonio, era partito per la Merica in cerca di sogni e pane tutti i giorni. Angelantonio aveva trovato il pane tutti i giorni, ma la morte gli aveva preso la moglie. E lui aveva mandato a chiamare la di lei sorella, che aveva deciso di partire con Luigi, figlio di Angelantonio, ma contro il parere di Rosa Tasca detta Rosinella.
Se non fosse vera questa storia, sembrerebbe tratta della canzone: cento lire te le do ma in America no no no. Rosa li lascia andare. Ma quando furono in mezzo al mare il bastimento s' inabissò. I due morirono insieme ad un altro cupellese, Sebastiano, che era con loro. Dei quattro cupellesi che presero quella nave a Napoli si salvò solo Domenico Antenucci come altri 300 fortunati passeggeri. E ne morirono 570 di 144 Comuni, i cui amministratori sono stati di recenti contattati da alcuni storici che hanno voluto togliere dall' oblio dopo 131 anni gli sfortunati emigranti, chiedendo alle comunità locali se non di dare loro una degna sepoltura, quantomeno di raccontarne la sventura.
Il Comune di Cupello, con l' assessore Giuliana Chioli e lo staff della biblioteca, ha inteso onorare quelle tre vittime in una due giorni che si è chiusa domenica 24 luglio con una rappresentazione in cui Giuliana Antenucci ha magistralmente dato un volto e una voce a una mamma che non conosceva il mare e ne aveva paura e aveva ragione. Tutte le mamme non vogliono che i figli partano per la guerra o per cercare lavoro, perché li vogliono con loro.
Ora le mamme africane vedono i figli partire e andare "sopra l' acqua". E le mamme africane sono come Rosinella che nel 1891 aveva visto figlia e nipote partire e mai più tornare. Rosinella è al cimitero cupellese in qualche antico ossario. Ma la sua anima ora è più tranquilla perché dopo 131 anni qualcuno ha riportato a Cupello quanto meno la storia di sua figlia, di suo nipote e di Sebastiano. Gente povera e sfortunata. Ma almeno non più dimenticata.