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IL VOSTRO MONDO

IN MORTE DI ETTORE PRESUTTI

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Ettore Presutti era come un fratello per mio padre, il quale l’anno scorso, sapendo che erano entrambi vicino alle fine, mi pregò di accompagnarlo da lui per l’ultimo saluto. Andammo e dovemmo portarlo a spalle lungo la ripida scalinata di casa Presutti. Con Alessandro (il terzo figlio di Ettore) facemmo uno sforzo enorme, che ci siamo ricordati ieri mattina davanti la bara del padre. Eppure lo rifaremmo altre cento e mille volte, perché quando si fa la cosa giusta il sacrificio non pesa, anzi gratifica.

Ieri, scambiando innocui messaggi, una mia amica mi ha detto che sono un uomo d’altri tempi. Non lo so, forse. Ma quella sua frase mi ha fatto tornare in mente una vecchia canzone, una canzone d’altri tempi: Il tuo mondo, di Claudio Villa. Si tratta di un brano che farebbe sorridere, anzi ridere, i ragazzi di oggi. Ma che è adattissimo per la generazione di Ettore e mio padre, perché contiene tre fondamentali parole su cui è stata basata la loro esistenza, le loro emozioni e, quindi, anche le loro canzoni. Canta Claudio Villa: “il tempo non si ferma e corre lontano…ero un bambino ma tu mi insegnavi a capire tutte le cose che sapevi da sempre: l’amore, l’amicizia e il dolore”.

L’esistenza di Ettore, di mio padre e della loro generazione è stata segnata e contrassegnata dall’amore, dall’amicizia e dal dolore. L’amore che hanno dato e ricevuto per e dai loro cari; l’amicizia intesa come relazione basata su rispetto, lealtà, fiducia e piena disponibilità; il dolore che avevano provato nell’infanzia durante l’ultima guerra, negli anni della ricostruzione e nei sacrifici per riscattarsi dalla originaria povertà generazionale.

Anche i nipoti di quella generazione, che sono i ragazzi di oggi, provano amore, pur se si tratta di un amore più fragile e liquido rispetto a quello dei loro nonni, ma sempre amore è. E sanno anche essere amici tra loro: mia figlia ha un fortissimo legame di amicizia oramai trentennale con una sua coetanea con cui ha frequentato lo stesso asilo. Ma i ragazzi di oggi, diversamente dai loro nonni, non hanno provato quel tipo di dolore e di conseguenza anche il loro amore e la loro amicizia è diversa da quelli raccontati a Claudio Villa. L’amore e l’amicizia dei nostri Padri, intesi letteralmente, ma anche come avi, erano un sostanziale meccanismo di difesa da quel incomprensibile e connaturato dolore di quando, per esempio, vedevano fratellini morire per un appendicite, senza sapere il perché.

Tuttavia, e lo dico con dolore, i tempi che ci aspettano non saranno senza dolore, perché nubi vere si addensano all’orizzonte: pandemia, guerre, cambiamenti climatici, impoverimenti collettivi… Non voglio fare il menagramo, ma credo che il dolore incomprensibile tornerà. Per tentare di comprenderlo potremmo attingere da Bauman e Augè (che è scomparso l’altro ieri), ma per affrontarlo dovremo attingere dallo stesso amore e dalla stessa amicizia dei nostri Padri, perché quando il mondo corre sempre più lontano (verso il dolore cosmico) la vera ricetta è quella insegnata da sempre dalle madri: l’amore, l’amicizia e il dolore.

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