GISSI - Era uno sparuto gruppo, ma ha 'timbrato il cartellino' per ricordare l'impellenza della situazione propria e di tanti colleghi. Gli ex-dipendenti della Golden Lady di Gissi hanno affrontato anche la pioggia per essere presenti, sabato scorso, all'inaugurazione del rifacimento del centro storico di Villalfonsina. Occasione ghiotta da non perdere: c'era il presidente della Regione, Gianni Chiodi. Mai Chiodi è intervenuto in prima persona in Val Sinello durante gli innumerevoli presidi che continuano ancora oggi.
I lavoratori mostravano il cartello ormai diventato tristemente famoso: «Dov'è finita la riconversione?».
I rappresentanti regionali - presente anche Nicola Argirò, presidende della IV Commissione - hanno poi cercato di fornire qualche risposta. «Per la Silda Invest l'unica speranza è la riattivazione della "formazione on the job", sull'altra - ha ammesso Chiodi - ci siamo accorti che è poco seria».
Di concreto, insomma, nulla. L'altra poco seria è la New Trade che in 39 giorni di riconversione si è esibita in una serie di 'acrobazie' che avrebbe del comico se non fosse che le colpevoli inadempienze sono ricadute esclusivamente sulle famiglie dei lavoratori. Chi è stato inizialmente impiegato dall'azienda di Prato ha assistito nel giro di un paio di mesi al sequestro da parte della Forestale, al dissequestro, ai cancelli chiusi al ritorno dalle ferie, ai licenziamenti dopo pochi giorni. Oggi ne restano 10 a lavoro (su 115 dell'accordo).
Per questo motivo i lavoratori - tra le tante domande - si chiedono come sia possibile che l'azienda continui a usufruire del capannone in comodato d'uso gratuito da parte della Golden Lady, nonostante sia venuta meno agli accordi.
Una delle lavoratrici passate dalla 'padella Golden Lady' alla 'brace New Trade' commenta: «Siamo andati a "disturbare" le istituzioni e ricordare che il prossimo 14 giugno a Roma (nell'incontro al ministero dello Sviluppo economico, NdR) devono dare il massimo affinché la situazione si risolva positivamente per tutti coloro che attendono. Serve una vigilanza seria su tutta la vertenza. Lo Stato non può permettere questa fine».
Il rischio più grande, dopo il naufragio della riconversione, è far scendere il silenzio sulla vicenda.