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Frana di Torrebruna, l'ingegner Pedicini: «Metto a disposizione gratuita il mio staff tecnico»

Il professionista tende una mano alla Provincia e suggerisce un coinvolgimento delle imprese di zona per riaprire la strada in tempi rapidi

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TORREBRUNA - Ingegneri che mettono a disposizione gratuitamente le proprie competenze e imprese di costruzioni pronte ad intervenire a titolo gratuito per tentare di riaprire in breve la provinciale 212. La Provincia dovrebbe pagare solo i materiali. Quella che sembra una provocazione all'indirizzo dello sgangherato ente chietino, in realtà è una mano tesa, un'offerta di collaborazione da parte di un intero territorio che rischia seriamente l'isolamento. Un'offerta difficilmente declinabile.

Il nuovo movimento franoso al km 8+300 che ha portato alla chiusura della S.P. 212 nel tratto tra Castiglione Messer Marino e Torrebruna è solo l’ultimo di una serie di dissesti che stanno colpendo, da anni, l’Alto Vastese. L'isolamento territoriale, che è anche culturale ed economico, è una triste realtà con la quale i residenti delle zone montane convivono senza battere ciglio. Nella speranza di dare un contributo al dibattito e presuntuosamente anche qualche consiglio agli amministratori, o presunti tali, della Provincia e di zona, abbiamo sentito in merito il parere di un tecnico con esperienza pluriennale nel settore degli interventi relativi al dissesto idrogeologico. L'ingegner Roberto Pedicini, titolare di uno studio di progettazione tecnica a Perugia, ma originario di Schiavi di Abruzzo, ha accettato di rispondere a qualche nostra domanda.

Ingegnere, come mai si registra nel nostro territorio la continua formazione di movimenti franosi?
«È chiaro che la problematica è annosa e sicuramente non deriva da eventi eccezionali, ma dalla carenza negli anni di manutenzione programmata sul reticolo viario secondario, con la riserva delle poche risorse disponibili alle sole viabilità principali o alla realizzazione di nuovi interventi di dubbia utilità. Basta fare un giro su un qualsiasi tratto stradale per notare disconnessioni ed avvallamenti del manto stradale, ormaiature diffuse, assenza quasi totale di segnaletica orizzontale e verticale. Ciò sta portando alla inevitabile formazione periodica di dissesti in un territorio che, costantemente investito da intense perturbazioni atmosferiche, risente in maniera particolare del fenomeno».

Relativamente al caso della sp 212 ci risulta che nei giorni scorsi ha effettuato, insieme ad un altro ingegnere, un sopralluogo sul fronte della frana. A suo parere la soluzione della chiusura totale era l’unica strada percorribile?
«La chiusura del tratto di strada in esame penalizza oltremodo il transito pendolare, ma soprattutto quello dei mezzi di emergenza e di pubblica sicurezza costringendo all’utilizzo di percorsi alternativi con sensibile allungamento dei tempi di percorrenza su strade che per la maggior parte delle giornate invernali sono soggette al pericolo di neve e ghiaccio. Indubbiamente il movimento franoso ha portato a danni che pregiudicano l’utilizzo della sede viaria non potendosi garantire le condizioni minime di sicurezza per gli utenti. La situazione però non è molto diversa da scenari simili che si riscontrano nell’Alto Vastese. Basti pensare che percorrendo qualche km della stessa strada, in direzione Schiavi di Abruzzo, c’è stato anni or sono un analogo crollo di parte della sede stradale. In questo caso, pur essendoci la possibilità di sfruttare locali by-pass esistenti, si è deciso di lasciare aperta l’arteria principale, con restringimento di carreggiata e idonea cartellonistica per la segnalazione del pericolo. Spostandosi di qualche km più a nord è ancora chiaro nella mente di tutti la soluzione adottata a furor di popolo sulla S.P. 152 Castiglione-Montazzoli dove vi è presente un movimento franoso molto simile a quello che siamo oggi a commentare. Alla luce di questi esempi l’ente gestore, cioè la Provincia, deve porre rimedio al problema o quantomeno mettersi subito in moto con soluzioni di emergenza che consentano temporaneamente l’utilizzo della strada».

Andiamo al concreto: secondo lei esistono delle soluzioni tecnicamente valide per permettere la riapertura della strada in tempi ragionevoli?
«La particolare conformazione orografica della zona della S.P. 212 e la limitata estensione del movimento franoso in esame possono sicuramente indurre a pensare ad una parzializzazione della sezione stradale a valle e riprofilatura della scarpata a monte instaurando un senso unico alternato governato da semafori. Chiaramente per non indurre sollecitazioni più gravose potrebbe essere emessa un’ordinanza di divieto di transito ai soli carichi pesanti».

Che tempistiche si possono ipotizzare per un intervento simile e lei cosa propone di fare?
«Ci rendiamo conto che in questi casi si innescano meccanismi burocratici che troppe volte superano la soglia del buon senso, prescindendo dalla volontà di chi è deputato a renderli esecutivi, ma è anche evidente che una soluzione deve essere trovata tempestivamente senza dover aspettare  le lungaggini di un iter burocratico o la ricerca di opportuni finanziamenti ad hoc.
Io sono a disposizione con il mio staff tecnico per fornire, chiaramente a titolo gratuito, supporto tecnico specialistico per la fase progettuale ed operativa al fine di trovare una soluzione immediata al problema che ripristini la viabilità, in attesa di futuri e più corposi interventi di consolidamento del versante. Abbiamo già sondato la disponibilità di alcune imprese locali a fornire l’utilizzo di mezzi e personale alle stesse condizioni e abbiamo addirittura ricevuto l’adesione dei titolari degli esercizi commerciali e turistici dei paesi limitrofi che, già vessati dai recenti balzelli fiscali, si vedono addirittura compromesso il potenziale bacino di utenza a causa delle pesanti limitazioni alla viabilità. L’auspicio è chiaramente è che questa proposta sia condivisa e serva a coinvolgere anche altri tecnici colleghi o imprese presenti in zona che si vorranno unire al progetto e fornire la loro disponibilità alle stesse condizioni.
Tutto ciò è però necessariamente vincolato alle autorizzazioni dell’ente proprietario ed alla apertura di un tavolo tecnico per la condivisione delle soluzioni di progetto. Le idee non mancano, la forza lavoro neppure. Abbiamo bisogno di pochi, ma decisivi aiuti e soprattutto dell’assenso della Provincia».

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