In questi giorni tiene banco il caso del Trigno malato, contaminato dalla salmonella. Un dibattito nel quale è difficile comprendere qual è l'aspetto più grave: l'inquinamento o l'incredibile incomunicabilità fra enti (della quale avevamo parlato già un anno fa).
Che nei campioni prelevati a Schiavi d'Abruzzo (2 su 4), San Giovanni Lipioni (2 su 4), Tufillo (4 su 4) e Lentella (1 su 4) ci fosse la salmonella è emerso almeno 4 mesi fa. I rilievi sono stati eseguiti dal personale dell'Arta di San Salvo nel periodo settembre-dicembre 2013, la comunicazione dell'Arta di Pescara alla Asl a inizio maggio, la Asl ai Comuni, Regione e Provincia il 9 maggio. Alcuni giorni dopo sono scattate le ordinanze dei Comuni che si affacciano sul fiume Trigno.
Cos'è accaduto nel frattempo in questi mesi? È successo ad esempio che l'Arci Pesca Fisa provvedesse al ripopolamento della trota lungo il corso dello stesso fiume. Il 13 febbraio scorso sono stati immessi circa 2 quintali e mezzo di trote nei tratti di fiume dei vari Comuni della vallata. Un'operazione che poteva essere evitata semplicemente comunicando in tempo i dati analitici emersi nel frattempo, risparmiando il costo per il ripopolamento e i rischi alla salute. Da gennaio ad aprile, inoltre, della stessa acqua non è stato fatto uso irriguo?
La storia dell'assenza di comunicazione intanto prosegue. La stessa Arci Pesca Fisa, che ha anche una convenzione con la Provincia di Chieti per la vigilanza ambientale del territorio, non ha ricevuto nessuna segnalazione dallo stesso ente (che a maggio è stato avvisato dalla Asl). La situazione di caos è chiaramente illustrata dal presidente Giuseppe Zappetti: «Non avremmo mai portato a termine il ripopolamento se solo avessimo saputo le condizioni in cui versava il Trigno. La Provincia inoltre continua a non farci sapere nulla. Abbiamo appreso della grave situazione solo dagli organi di stampa. È proprio il caso di dire non sappiamo che pesci prendere, visto che non sappiamo neanche più chi sia il nostro referente».