Molti si sono interrogati sul legame tra i due progetti di grandi reti energetiche in Abruzzo in corso di approvazione: la linea Tivat- Pescara e quella Villanova-Gissi.
È da vedere quale impulso il procedimento ministeriale avrà dopo gli esiti del progetto Terna montenegrino. Ora che forse si è giunti alla partita finale per l’elettrodotto Tivat-Pescara, sembrano chiari anche i giochi della filiera che traspare dal quel progetto: l’Italia come hub elettrico del Mediterraneo, l’energia come merce di scambio nelle interconnessioni per i profitti di pochi competitors del business (le società o multiutility vanno dall’energia ai rifiuti). Infine, non va sottovalutata la delocalizzazione nucleare, di cui si parla da almeno due anni, ovvero l’individuazione nei Balcani di siti per la costruzione di nuove centrali poco gradite nel nostro paese e la realizzazione di infrastrutture di rete ad esse strumentali, subito utili per importare energia e sopperire ai forti deficit di regioni italiane poco virtuose per produzione e consumi elettrici, come il Lazio e la Campania.
Terna, la Società che gestisce la trasmissione e il dispacciamento dell’energia, osanna il megacavo sottomarino da 1000 MW, come bandiera dello sviluppo futuro per la regione. I suoi manager sono entrati nei Consigli Comunali di Pescara e Cepagatti portando il deficit abruzzese con i dati fermi al 2007, cioè prima della crisi e del decremento generale della domanda di elettricità. Terna ha, così, convinto politici miopi sulle conseguenze dell’elettrificazione incondizionata dei territori con la seduzione che hanno parole come “bollette meno care agli abruzzesi”, com’è stato per slogan come “meno tasse per tutti”. I principali Comitati che si sono costituiti dalla primavera scorsa reagendo in particolare contro la mancanza di trasparenza di progetti sbandierati come un beneficio per la collettività sono Nessuno tocchi il nostro futuro coordinato da Lorenzo Valloreia e il C.A.S.T. (Comitato Ambiente Salute e Territorio, info: antonellalamorgia@virgilio.it ).
Il secondo elettrodotto abruzzese in progetto e in iter autorizzativo al Ministero, cioè il Villanova-Gissi, presentato da Abruzzoenergia, società del gruppo A2A, è un’autostrada energetica completamente aerea, e quando Terna autocelebra gli impatti del suo elettrodotto perché interrato, se ne deve desumere che se non c’è interramento, non può non derivarne qualche minaccia alla salute e all’ambiente.
La salute è quella di interi insediamenti abitati il cui futuro sarà l’esposizione ai campi elettromagnetici generati dall’altissima tensione dei vicini tralicci. Qui la quotidianità di vita e di lavoro avverrà nelle vicinanze delle “fasce di rispetto”, basate su limiti normativi che il progetto applica e che una non irrilevante parte della comunità scientifica ha giudicato non cautelativi, almeno per il rischio leucemico infantile. La minaccia all’ambiente è la dequalificazione paesaggistica e immobiliare delle aree, e la compromissione di qualunque potenzialità economica, agricola e turistica. Possono esserci misure (economiche) compensative degli impatti indotti, ma è lecito chiedersi se valgano il prezzo delle perdite e degli interrogativi sul futuro.
Il C.A.S.T. ha già denunciato il clima oscuro di pressioni che ha sottoposto i Sindaci ad un’estenuante partita di forza con le società, Terna da un lato e Abruzzoenergia, dall’altro, quasi una lotta con giganti del “dogma energetico”. Al di fuori, però, di queste trattative, sono state mantenute le voci della società civile, nel cui interesse si promette sempre di fare una buona politica per l’ambiente, com’è avvenuto sulle “passerelle” dell’antipetrolizzazione.
Le numerose e irrisolte criticità del progetto di Abruzzoenergia forse ne determinano ancora lo stallo al Ministero. Nato per raddoppiare una dorsale elettrica che si giustifica potenziare, quando si esaminano i deficit di Campania o Lazio, o quando sono chiare le mire sui Balcani (A2A ha acquistato il 43% della Società elettrica montenegrina Epcg), il progetto presenta lacune sulle alternative e sul tracciato che non hanno convinto la Provincia di Chieti che a giugno ha deliberato all’unanimità la richiesta di una sospensiva dell’iter sulla VIA. Ma la stessa Provincia deve ancora spiegare perché nel verbale della Conferenza di Servizi del 15 giugno tenutasi al Ministero dello Sviluppo Economico un così importante atto deliberativo non è stato citato. E così il procedimento formalmente prosegue. Chi vivrà, vedrà.
Allo stesso modo, i Sindaci dovrebbero ancora dare ragione dell’assenza di informazioni ai cittadini poiché dibattiti pubblici sull’argomento sono stati promossi solo dai gruppi ambientalisti e dai comitati. Dopo giugno, nessun’altra conferenza di servizi si è svolta sul Villanova-Gissi e vanno smentite le notizie che parlano di spostamenti della linea sul corridoio autostradale dell’A14. E’ invece auspicabile che si riveda lo spostamento del percorso verso la parte Ovest, e quindi verso la Maiella, certo secondo un pesante gioco di contrappesi sul se sia più giusto sacrificare vincoli paesaggistici montani o un ambiente rurale abitato di contrade e colline interne. Ma dell’importanza dell’agricoltura ci si vuole ricordare solo con Slow Food. Siamo sempre convinti che la “crescita energetica” sia necessaria e corrisponda a un “reale” benessere per tutti?