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Il regno di Dio è sempre presente

Commento al vangelo

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Gesù torna al luogo delle sue origini, tra i suoi familiari, a Nazaret. E anche qui, come nello scontro con Satana nel deserto (cfr Lc 4,1-13), pone al centro della sua vita e delle sue relazioni con i suoi conoscenti la Parola di Dio. Il brano scelto è uno dei più luminosi di tutto l’Antico Testamento. Narra di un personaggio che, rinnovato dall’unzione dello Spirito Santo, viene incaricato dal Signore di recare una esaltante notizia: “annunziare ai poveri un lieto messaggio, proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore” (Lc 4,18-19).

La parola che esce dalla bocca del “figlio di Giuseppe” (Lc 4,22) è incredibile: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi» (Lc 4,21). Non era la prima volta che le parole di Isaia risuonavano nella sinagoga, ma in Gesù si realizzano in modo assolutamente unico, perché in Lui vanno a coincidere. Lui è la Parola, che realizza tutte le attese e le profezie.

Tutta la sua esistenza sarebbe stata l’‘attuazione’ del messaggio di liberazione annunciato e atteso. Gesù, con queste parole, sta dicendo di essere il Messia e che avrebbe portato una svolta decisiva al Regno di Dio. Egli è la salvezza e la via per conseguirla. La grazia accordata da Dio agli uomini passa attraverso la sua persona, anzi è Lui stesso. L’anno di grazia del Signore è il tempo del perdono che Dio accorda a quanti si accostano a Lui con sentimenti di umiltà e di povertà. Gesù, dunque, si presenta.

Egli è l’inviato, il Messia, Colui sul quale è lo Spirito, Colui che viene per liberare l’uomo. Non è più soltanto il figlio di Giuseppe. Non è un medico o un consolatore qualsiasi. Egli è il Cristo, l’Unto di Dio. È lui il Messia promesso e annunciato. La salvezza è giunta. E, quando Dio si rivela, l’uomo, ogni uomo, assume una nuova dimensione.

L’accoglienza del consacrato dallo Spirito Santo fa sì che l’uomo che accoglie la Parola prenda parte a questa consacrazione. La rivelazione di Gesù nel suo ruolo di Messia e di Salvatore è la rivelazione dell’uomo giustificato dallo Spirito. Non credo che potremmo mai renderci conto di quello che devono aver provato gli ascoltatori presenti in quella sinagoga. Forse tra loro c’erano alcuni che sono poi diventati, secondo la testimonianza dell’evangelista Luca, “testimoni oculari” (Lc 1,2) della vicenda di Gesù.

Comunque sia, non abbiamo da rimpiangere nulla: ogni volta che ascoltiamo e celebriamo la Parola evangelica, possiamo entrare in relazione con il Signore Gesù in modo certamente più profondo ed esistenziale di quanto lo hanno potuto fare gli abitanti di Nazaret; anche perché siamo meglio a conoscenza del destino e della speranza che Gesù ha inaugurato. Ascoltatori della Parola per vivere la Parola! Gesù non è venuto ad abolire ma a compiere.

L’immensa attesa d’Israele trova il suo compimento in Gesù, il Messia. La liberazione annunciata, le guarigioni promesse, il lieto messaggio diffuso tra i poveri raggiungono la loro realizzazione suprema nel dono dello Spirito Santo consustanziale al Padre e al Figlio. Con Gesù, Dio ha assunto un nuovo volto e nuove maniere di fare. Egli non cessa di manifestarsi. Oggi, in ogni liturgia, Gesù stesso apre il libro e parla a ognuno di noi. Il regno di Dio è sempre presente. È qui, quando noi siamo tentati di cercare altrove, sia in un passato idealizzato e trascorso, sia in un ipotetico futuro. “Gli occhi di tutti stavano fissi sopra di lui” (Lc 4,20). Chiediamoci: come riceviamo la parola di Dio? Come una storia, una morale, o come un compimento in Gesù di Nazaret? L’uomo che accoglie la Parola, che crede, diventa, in Lui, a sua volta, ciò che egli è. Signore, oggi si è compiuta questa Scrittura che ho ascoltato, e può continuare a compiersi se credo che tu, Gesù di Nazaret, sei colui che è stato inviato da Dio.

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