VI Domenica di Pasqua A
(At 8,5-8.14-17; Sal 65; 1Pt 3,15-18; Gv 14,15-21)
La prima parola è “se”: “se mi amate”. È un punto di partenza così libero, umile, fragile, fiducioso, paziente. Non dice: “dovete amarmi”. Nessuna minaccia, nessun obbligo…puoi aderire o puoi rifiutarti in piena libertà.
Ma, “se mi ami”, se amiamo il Signore Gesù, saremo trasformati in un'altra persona, diventeremo come Lui, faremo cose, gesti, come Lui: “se mi amate, osserverete i miei comandamenti”. Non per dovere, ma come forza che esce dal nostro cuore e ci cambia, ci converte.
Carissimi, quindi, tutta la nostra vita ha il suo punto fondamentale nell'amore a Cristo (al “se Mi amate”), allora è su questo che dobbiamo aiutarci a capire.
Amore a Cristo: cosa garantisce che questa espressione nella mia vita quotidiana non resti un'espressione vuota? Cosa garantisce che Cristo, invece di essere una presenza da riconoscere, da amare e da seguire non resti un puro nome, un “fantasma”? La prima fondamentale condizione è stare nel Suo corpo, nella Chiesa, lì dove Lo abbiamo conosciuto. È la cosa più logica: stare lì dove Lui si è fatto conoscere! Ma come fare, cosa fare affinché lo stare nella Chiesa non sia una dipendenza passiva, un esser trascinati a peso morto, non sia l'appartenere ad un'organizzazione, o uno stare a guardare?
Cosa fare perché non sia come appartenere ad una qualsiasi associazione (es. bocce, ecc.)?
La Chiesa è molto spesso ridotta ad agenzia per le “onoranze funebri”.
Stare nella Chiesa da persone vive è starci per cercare e incontrare Cristo…per essere veri figli, perché questo è lo scopo per cui la Chiesa esiste! “Siamo, quindi, chiamati a vivere di misericordia, perché a noi, per primi, è stata usata misericordia. Il perdono delle offese diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso e per noi cristiani è un comando che non possiamo escludere.
Come è difficile tante volte perdonare! Eppure, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici. Ascoltiamo la parola di Gesù che ha posto la misericordia come un ideale di vita e come criterio di credibilità per la nostra fede: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia»” (Mt 5,7).
Il primo segno fondamentale per vivere l’appartenenza viva alla Chiesa è l'impegno ad essere misericordiosi, a vivere i Sacramenti come luogo dell'incontro con il Signore, per ricordarci che Cristo non è un fantasma, e che pertanto non si tratta di un'appartenenza solo con la nostra mente, ma con il nostro cuore, per essere misericordiosi.
Conclusione: Carissimi, invochiamo lo Spirito Santo Consolatore, donato dal Padre, per affrontare la nostra quotidianità con la certezza della presenza del Signore, giorno dopo giorno, passo dopo passo. Amen!