«Un uomo aveva due figli: rivoltosi al primo disse»: “Figlio, va’ oggi a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Si, signore”; ma non vi andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”; ma poi, pentitosi, ci andò».
“Non ne ho voglia”. Forse non è difficile per noi immedesimarci nella condizione di questo giovane che dice chiaramente il motivo della sua disobbedienza, del suo no.
In questa risposta, sincera, ma non per questo da lodare, c’è il segreto della malattia del nostro spirito, della malattia spirituale che corrode dal di dentro le nostre comunità.
“Non ne ho voglia”: c’è qualcosa che paralizza la mia volontà, che mi toglie la forza di fare il bene e la lucidità per riconoscere il vero: non ne ho voglia, e prevale l’istinto, la voglia del momento. Quante volte anche noi abbiamo risposto e fatto cosi. Ma ecco le conseguenze. Quando all’appello della Verità e del Bene preferiamo la voglia del momento, l’amore al comodo, succede anzitutto che l’orizzonte della nostra vita diventa meschino: si vive totalmente, come bambini ripiegati su di sé e questo sembra soddisfare sul momento, ma poi non paga. Viviamo tutto quello che ci accade centrato sulla nostra piccola felicità personale, sempre alla ricerca di nuove emozioni di breve durata, sempre in balìa degli stati d’animo, degli umori del momento, delle circostanze o della scaltrezza e dell’inganno di chi e più forte di noi. Più si vive cosi, più si vive insoddisfatti perché, anche riuscendo a procurarci molti piaceri, la “fregatura” è che durano un attimo e non ci saziano.
Avviene quello che capita ad un podista che corre per gareggiare senza mai allenarsi! Finiamo ai margini della vita, perché perdiamo la forza, l’energia per affrontarla.
Se cominciamo a lasciar cadere tutte le occasioni per impegnarci con ciò che riconosciamo Vero e buono, allora per prima cosa diventiamo deboli. Ci priviamo delle occasioni per capire ed amare di più, cosi l’intelligenza e la volontà divengono fiacche.
“Non ne ho voglia”: è la formula del fallimento. Che cosa ci può strappare via da questa pigrizia mortale? Il più delle volte, se il nostro cambiamento non avviene, non è per colpa dell’intelligenza ma della volontà! È come una schiavitù: quanto più la Verità ci impegna, tanto più cresce la paura di rischiare e la volontà si blocca. Solo la grazia di Dio, attraverso i Sacramenti e specialmente attraverso la Chiesa, ci strappa dalla pigrizia.
La comunità è la terra che permette al seme della nostra liberta di crescere e dar frutto. Non ci sostituisce ma ci dà forza. Chesterton diceva: «Non è vero che uno più uno fa due, ma uno più uno fa’ duemila volte uno». Amen!