La Liturgia di questa domenica ci presenta una pagina del Vangelo di Matteo in cui appaiono elementi di durezza. C’è un doppio castigo: il castigo del re indignato verso la città di quegli uomini che non hanno accettato l’invito, e c’è poi il castigo del re per colui che si è presentato senza la veste nuziale.
1) 3 chiamate: “Il re fece una festa di nozze per suo figlio, egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze” (Mt 22,1-3). Che cosa colpisce:
- la volontà di condividere la gioia;
- la tenacia del re, che vuole a tutti i costi la sala delle nozze piena, e per tre volte fa chiamare gli invitati.
Si deduce che a Dio sta molto a cuore la nostra vita. Ci chiede di accettare il suo dono, di condividere con lui la sua gioia. Come il vignaiolo che invitava a lavorare a tutte le ore, non si rassegnava all’ozio degli operai, così il re questa Domenica non si rassegna ad avere dei posti vuoti alla festa di suo Figlio. Egli vuole tutti alle nozze, questa universalità è sottolineata anche dalla preghiera di colletta: “O Padre che inviti il mondo intero alle nozze del tuo figlio…”.
2) Indifferenza e violenza
“Gli invitati non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari…altri li insultarono e li uccisero!” (Mt 22,6-7).
Davanti ad un invito simile ci sono due reazioni: l’indifferenza (chi va al campo o ai propri affari), oppure la violenza che porta a insultare e a uccidere i servi. Vedete come siamo strani! È il banchetto della vita, e diciamo di no.
Il Signore per bocca del profeta Isaia (I Lettura), promette agli invitati al banchetto celeste di asciugare ogni lacrima e di eliminare la morte per sempre, ma il rischio di rifiutare è per tutti. Il rifiuto è frutto di tanti piccoli no…”non è ho voglia”. Chi rifiuta il dono di Dio vive il fallimento della propria vita. Don Milani insegnava ai suoi ragazzi di dire spesso “I Care”, m’interessa!
3)L’abito: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”(Mt 22,12)
Il re per la terza volta invia i servi a chiamare tutti quelli che avrebbero trovato, buoni e cattivi: cioè la salvezza è offerta a tutti, perché Dio vuole salvare tutti gli uomini (cf. 1Tm 2,4). Da una parte la veste nuziale può significare:
- la nostra perseveranza: cioè il nostro sì personale e quotidiano (non basta essere entrati una volta, per sentirci salvati in automatico!);
- il nostro battesimo: è riconoscere un’appartenenza (il nostro riconoscerci figli piccoli, peccatori, bisognosi di essere salvati dall’amore di Dio). “Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo” scrive S. Paolo (Gal 3,27). Non sappiamo se l’invitato fosse mezzo nudo, di certo aveva accettato l’invito ma, aveva orgogliosamente rifiutato il dono della veste (cioè la vita nuova in Gesù), pretendendo di contare sulle proprie forze.