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Reportage: i Parchi Eolici dell'Alto Vastese e della Valle del Trigno

La situazione tra ambientalismo e progetti di rinnovamento degli impianti: quale futuro per l'eolico nel nostro entroterra?

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Negli ultimi vent'anni abbiamo assistito ad un vero e proprio boom dell'energia pulita, specie nel Centrosud italiano. Le colline appenniniche sono state colonizzate abbastanza velocemente da impianti eolici di dimensioni più o meno grandi. In Abruzzo sono circa 234 i Megawatt di potenza istallata su diversi "parchi eolici" (dati 2014) ma salta all'occhio che circa il 50% dell'energia eolica prodotta in Abruzzo proviene dai quasi duecento aerogeneratori dell'entroterra vastese.

Molti paesi medio-piccoli delle Vallate del Trigno, del Treste e del Sinello hanno puntato fortemente sull'eolico e, in genere, sulle energie rinnovabili. Il territorio si presta bene ad impianti di questo tipo, dato che il potenziale anemologico del Vastese supera abbondantemente il minimo richiesto di 5,5 m/s. I rilievi dell'Alto Vastese, noti anche come Monti dei Frentani, sono infatti ben esposti sia alle correnti settentrionali di Bora e di Tramontana, sia soprattutto ai venti meridionali di Scirocco e Libeccio (o Favonio).

L'installazione degli impianti eolici è avvenuta non senza polemiche e ha visto contrapporsi da una parte i comitati anti-eolico e gli ambientalisti, dall'altro le imprese e le amministrazioni locali. Tra i contrari si sono battuti soprattutto i due comitati Dinamismi di Castelguidone e Pro Coelentia di Celenza sul Trigno

Le problematiche che sono state sempre messe in luce sono di diversa natura: si va dall'impatto visivo sul paesaggio, al danno ambientale degli sbancamenti sui costoni, alle scarse ricadute economiche ed occupazionali sulla popolazione dei comuni che ospitano le pale. Fra le associazioni più attive c'è la LIPU, che denuncia i danni che l'effetto cumulo degli impianti fa all'avifauna. La mancanza di corridoi faunistici infatti provoca spesso la collisione dei rapaci contro le pale in movimento degli aerogeneratori.

Tra i favorevoli, oltre ai sostenitori dello sviluppo delle energie pulite e della necessità di un'alternativa agli idrocarburi,  ci sono senz'altro le amministrazioni locali. In tempi di tagli e di flessione demografica, gli accordi con le società dei "signori del vento" garantiscono ai comuni degli introiti sicuri, solitamente delle royalties pari all'1-2%, oltre ad una percentuale variabile legata alla produzione effettiva. Secondo l'ANEV, Associazione Nazionale Energia del Vento, il potenziale occupazionale per l'Abruzzo al 2017 è di 3.741 lavoratori, compreso l'indotto, e potrebbe svilupparsi ancora in futuro.

I parchi eolici del Vastese - L'impianto più grande del Vastese (e dell'intero Abruzzo) è quello denominato "Alto Vastese" della società Edens - Edison Energie Speciali. I 188 aerogeneratori modello Enercom di questo parco eolico sono distribuiti su sette comuni ed hanno una potenza complessiva di 114,24 Mw. A Castiglione Messer Marino ci sono 68 pale, di cui 44 sul Monte Castel Fraiano e 24 sul Colle San Silvestro; a Schiavi di Abruzzo 15 pale in loc. Fonte Gelata e Montagna del Principe; a Roccaspinalveti 23 pale sul Colle dell'Albero; a Montazzoli 16 pale sul Monte Fischietto; a Fraine 11 pale sul rilievo di Costa Crognale; sulla montagna di Monteferrante 41 pale; a Roio del Sangro 10 pale in loc. Santa Maria del Monte; infine 4 pale nei pressi di Costa Crognale sul confine tra Fraine e Roccaspinalveti.

Il parco eolico "Alto Vastese" è però anche uno fra i più datati d'Abruzzo, visto che è stato realizzato principalmente tra il 1998 e il 2002, con ampliamenti successivi. Dopo anni di controversie e pratiche burocratiche, sembra che stiano per iniziare i lavori di "repowering" con intregrale ricostruzione degli impianti nei comuni di Castiglione Messer Marino, Roccaspinalveti e Schiavi di Abruzzo. Tutti e tre i comuni hanno già approvato nei rispettivi consigli comunali la nuova convenzione con la Edens con adeguamento delle entrate per i comuni: si parla di 1.400 € per Mw installati all'anno più il 3 % sulla quota variabile

Il progetto prevede la totale dismissione delle vecchie pale, la sostituzione e il ripristino ambientale delle piazzole che non verranno riutilizzate, con rimodellamento del terreno. Per Castiglione Messer Marino si passerà da 68 a 15 aerogeneratori, con uno sfoltimento significativo alle spalle di contrada Padulo; a Roccaspinalveti si passerà da 23 a 9; a Schiavi di Abruzzo da 15 a 5. Meno pale quindi, di rumorosità ridotta ma di potenza e dimensioni maggiori: nel progetto si parla del modello V112 della Vestas, aerogeneratori da 3,30 Mw ciascuno alti al mozzo 80-90 metri circa e con diametro del rotore di almeno 112 metri. Per fare un confronto, il campanile della chiesa parrocchiale di Roccaspinalveti non supera i 35 metri. In totale, dopo i lavori, il parco eolico passerebbe da un totale di 114,24 Mw su 188 aerogeneratori a 144,90 Mw su 111 aerogeneratori.

Nei comuni di Schiavi e di Castiglione opera anche la società vastese Floew che ha iniziato nel passato con un singolo aerogeneratore da 200 Kw in loc. Fonte Gelata di Schiavi di Abruzzo e poi ha avuto l'approvazione del progetto di una seconda pala da 500 Kw in loc. Fonte di Nardo, sempre di Schiavi, e una terza da 200 Kw sul Monte Castel Fraiano di Castiglione Messer Marino.

Se il progetto di Castelguidone (10 aerogeneratori da 2 Mw ciascuno) è stato congelato da anni, nel piccolo comune di San Giovanni Lipioni è stato impiantato un parco eolico da 4 aerogeneratori (2 Mw ciascuno) da parte della società spagnola Iberdrola. Due pale sono ubicate sopra il centro abitato in loc. Colle Vernone e Cese, altre due in loc. Il Monte, proprio di fronte a Celenza sul Trigno.

In un'area immediatamente adiacente sta per vedere la luce il parco eolico "Tramonto", le cui pratiche hanno avuto pure una vicenda travagliata. Il progetto iniziale della società En.E.R. Wind di Faenza prevedeva 8 pale per 16 Mw complessivi da dividere tra i territori di Torrebruna e di Celenza sul Trigno. Dopo la rinuncia di quella società, è subentrata la vastese Floew che porta avanti un progetto ridimensionato di due parchi eolici gemelli: due aerogeneratori da 2 Mw a Celenza sul Trigno e altre due torri eoliche sempre da 2 Mw a Torrebruna. Proprio in questi giorni la società sta effettuando il trasporto dei componenti per le due pale in località Fonte Micune di Torrebruna. Si tratta in questo caso del modello tedesco Enercom: aerogeneratori da 80 metri al mozzo e circa 96 metri di diametro del rotore. Il Comune di Torrebruna riceverà in questo caso una royalties del 2.7 % più 100.000 € di bonus iniziale.

Tanti sono anche i progetti naufragati di altri parchi eolici nel territorio del Vastese. Se i progetti di Dogliola e di Gissi (per 5 Mw) sono stati bocciati soprattutto per carenza di documentazione, il progetto di 8 torri eoliche da 3 Mw l'una da impiantare nei comuni di Lentella (Coste di Toro, Macchie e Colle Miralagno) e Cupello (Montalfano e Bufalara) ha visto nel 2014 lo stralcio di due aerogeneratori, troppo vicini alle strade, e sembra che per ora sia stato abbandonato.

Bocciato fin dal 2011 il "Parco Eolico del Sinello", che prevedeva 12 torri eoliche da 2 Mw ciascuna, da impiantare fra i comuni di Carpineto Sinello (Colle Pistilli e Monte Sorbo), Guilmi (C.da Ciarica) e Liscia (Montagna e Colle San Giovanni). Il progetto infatti era posto nelle adiacenze del SIC di Monte Sorbo, Sito di Importanza Comunitaria e riserva naturale.

Quale il futuro dell'eolico nell'entroterra del Vastese? L'innovazione tecnologica parla sempre più di "mini-eolico" e di "micro-eolico", aerogeneratori di più piccole dimensioni da impiantare nei fondovalle o a mezza costa per sfruttare le correnti di brezza. Difficile dire se questo scenario possa essere effettivamente applicato alle nostre zone, vista l'elevata franosità dei costoni argillosi. Per ora i progetti di nuovi impianti (Torrebruna e Celenza) e di rinnovamento di quelli vecchi o ormai obsoleti (Castiglione, Roccaspinalveti, Schiavi) riguardano crinali di alta collina o media montagna. Nel Vastese si sta andando verso torri ancora più grandi, quindi di fatto impattanti sul paesaggio, che garantiscono però una maggiore produzione di energia verde. E ciò significa anche maggiori entrate per i piccoli comuni.

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