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"Rimaniamo uniti a Cristo vera vite"

(At 9,26-31; Sal 21; 1Gv 3,18-24; Gv 15,1-8)

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È la quinta domenica di Pasqua, la quinta volta che torna lo stesso ed unico giorno della resurrezione. Ed è così per tutte le domeniche. Per questo gli antichi cristiani ripetevano: "non possiamo vivere senza la domenica", ossia "non possiamo vivere senza incontrare Gesù risorto", senza rimanere con Lui, nutrirci di Lui. 

"Io sono la vera vite".

Per comprendere appieno queste parole è necessario collocarle nel contesto dell'ultima cena, quando Gesù le pronunciò.

Quella sera il discorso ai discepoli fu lungo, complesso e con i toni duri propri degli ultimi momenti della vita: un vero e proprio testamento. Nel primo discorso Gesù chiarisce chi è la vera guida del popolo di Dio. E dice loro: "Io sono il buon pastore".Subito dopo, iniziando il secondo discorso, afferma: "Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo".Gesù si identifica con la vite, specificando che è la "vera" vite; ovviamente per distinguersi dalla "falsa".

Ma non è una vite isolata. Gesù aggiunge: "io sono la vite e voi i tralci". 

L’immagine usata, oggi, da Gesù è tratta dalla vita quotidiana (di un mondo contadino) e indica:

- l’UNITÀ profonda che Gesù desidera avere con noi;

- l’AMORE del Padre che, come un agricoltore con la sua vigna, ha infinita pazienza, cura, dedizione nei nostri confronti;

- la necessità della POTATURA: la vita stessa, con gli incontri che facciamo, con le sofferenze e le difficoltà che ci troviamo a vivere, diventa una potatura continua.

Si tratta di vivere tutte queste situazioni con la positività di chi vi riscontra un’OCCASIONE per dare frutto.

 

Gesù insiste soprattutto sulla prima dimensione: la necessità di essere uniti con Lui, di ricevere linfadalla sua vita. “Perché senza di me non potete far nulla. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto”.

Ilfruttodi cui parla Gesù è ovviamente quello di una vita donata, versata, come il vino condiviso con i fratelli. Il frutto è quello di un amore sincero, gratuito, profondo. Gesù, donando la sua stessa vita, continua a dare frutto,è diventato la viteche permette ai tralci di fruttificare.

C’è anche in noi la tendenza di voler fare senza di Lui, soprattutto nella nostra società “laica” che ha emarginato il nome di Dio, cercando di allontanarlo nella sfera privata e personale.

Una conferma è questa: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto”.Abbiamo fatto tutti esperienza di chiedere cose che non trovavano esaudimento, abbiamo tutti una certa indifferenza nel pensare che Dio intervenga concretamente a nostro favore.

Eppure se è comprensibile l’indifferenza di poterci affidare sulla promessa di Gesù (“chiedete quello che volete e vi sarà fatto”), troppo spesso dimentichiamo la condizione: “rimanere in Lui e fare in modo che le sue parole rimangano in noi”.

In che modo possiamo essere concretamente uniti a Lui? Solo attraverso l’Eucarestia, la preghiera, la Comunità, la carità.

Ma, dice san Giovanni nella 2alettura: “non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità…”.

“Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti…Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui”.

“Rimane in Dio e Dio in lui chi osserva i suoi comandamenti” e cioè: crederenel nome del Figlio suo Gesù Cristo e amarci gli uni gli altri,secondo il precetto che ci ha dato.

Le due dimensioni sono sempre necessari: uniti a Gesù come il tralcio alla vite, ma anche uniti tra di noi, come i tralci che non possono mai pretendere di isolarsi, di fare da soli.

Essere uniti a Gesù significa lasciarsi nutrireda Lui: dal Suo corpo e dalla Sua parola. Significa costruire con Lui un rapportoimportante come per la persona amata o per il miglior amico: fidarsi e affidarsi, spendere tempo per conoscerlo e lasciarci conoscere, stare con Lui,passare tempo con Lui. E Lui sta in mezzo a noi. 

Siamo in un cammino dove sempre il nostro cuore ci rimprovererà qualcosa, dove Gesù non sarà mai pienamente al centro della nostra vita. Camminiamo cercando sempre di migliorarci a crescere per portare frutto, ma chiediamo al Signore la forza di vivere in pienezza, felici, nonostante le difficoltà, rimanendo profondamente uniti a Lui e ai nostri fratelli. 

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