“Dio non fa’ preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga”.
Pietro, nella Prima Lettura, prende coscienza che l’amore di Dio è per tutti, universale. Vediamo la totale libertà dell’iniziativa di Dio di salvarci.
S. Giovanni, nella Seconda Lettura, afferma che l’amore è l’essenza della vita cristiana. Noi siamo amati e per questo dobbiamo amarci a vicenda perché “l’amore è da Dio”.Amare = manifestare quello che si è dentro in quanto cristiani, nati da Dio.
Nel Vangelo, appena ascoltato, pare custodita l'essenza del cristianesimo, le cose determinanti della nostra fede. C'è un fluire, un fiume grande d'amore che scorre dal cielo, dal Padre al Figlio, dal Figlio a noi. Come la linfa nella vite, come il sangue nelle vene. Tutta la questione della vita è l'amore a Cristo e agli altri:allora è su questo che dobbiamo aiutarci.
“Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore”.Rimanete, dimorate, abitate, non andatevene. È la casa in cui già siamo, come un bimbo nel grembo della madre: non la vede, ma ha tanti segni della sua presenza che lo nutre, lo scalda, lo culla: «il nostro problema è che siamo immersi in un oceano d'amore e non ce ne rendiamo conto». L’amore non è un sentimento, qualcosa prodotto da me, un mio desiderio, ma è una realtà, un luogo in cui possiamo viverci dentro.
Il nostro compito non è amare, come fanno molte persone, in tanti modi, ma è amare come Cristo, che cinge un asciugamano e lava i piedi ai suoi; che non manda mai via nessuno, è decidere se rimanere o no in questo amore.
Ma perché farlo? Gesù risponde: “perché la vostra gioia sia piena”.
“Amare come Cristo”:cosa possiamo fare affinché questa espressione non resti vuota? Cosa garantisce che Cristo, invece di essere una presenza da riconoscere, da amare e seguire non resti solo un nome, un “fantasma”? La prima fondamentale condizione è “stare”nel Suo corpo, cioè nella Chiesa, lì dove Lo abbiamo conosciuto. Ma come fare, cosa fare, affinchè lo stare nella Chiesa non sia una dipendenza passiva, un essere trascinati a peso morto, non sia l'appartenere ad un'associazione, o uno stare a guardare? Stare nella Chiesa da uomini vivi è starci per cercare e incontrare Cristo, per amarLo e per amarci tra noi, perché questo è lo scopo per cui la Chiesa esiste! Il primo segno di questa appartenenza attiva è vivere i Sacramenti,perché sono il luogo educativo per vivere concretamente l'appartenenza a Cristo, per ricordarci che Cristo non è un “fantasma”, e che non si tratta di un'appartenenza solo mentale. Dobbiamo mettere in gioco la nostra libertà, la nostra intelligenza. Chi non vive seriamente i sacramenti la vita s’indebolisce, si ha una fede agonizzante. È la stessa cosa che accade nei rapporti tra di noi. A conclusione di questi splendidi giorni di Pasqua, invochiamo lo Spirito Consolatore, donato dal Padre, per affrontare la nostra quotidianità con la certezza della presenza del Signore, giorno dopo giorno, passo dopo passo.