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“la via per avere la vita eterna: seguire Cristo”

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L’elogio della Sapienza ricorda, ai grandi di questo mondo, che la loro sovranità e i criteri per governare vengono solo da Dio, che ci illumina con la sua parola e la sua legge, e che ci giudica severamente.

“Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza”.Proprio perché è dono di Dio bisogna domandarlo nella preghiera. Bisogna sostare nel rapporto personale con Dio, per costruire rapporti con il nostro prossimo. Forse è proprio questo quello che manca oggi o che è vissuto da poche persone.

La Parola di Dio chiede sempre un impegno, una decisione, una risposta. Dice la Lettera agli Ebrei: "La Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore". O la si respinge e si resta così come si è, oppure la si accoglie e si cambia vita.

Come è possibile non appassionarsi di fronte a questa pagina del Vangelo?: “Che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”.

Una domanda del genere non si può rivolgerla a chiunque. Tant'è vero che molti non la comprendono, non riescono a darne una risposta. È la presenza di Cristo che richiama questa domanda!

Dove c'è Lui l'uomo comincia a riflettere su dì sé, a interrogarsi, a diventare più consapevole, più uomo.

“Un tale gli corse incontro”:si è messo a correre, perché ha intuito subito che a Lui poteva aprire il cuore e chiedere ciò che più gli premeva. E questo è già un miracolo. Trovare sulla nostra strada qualcuno che finalmente ci sappia ascoltare e capire, qualcuno a cui aprire il cuore senza la paura di essere giudicati. Chissà per quanto tempo, quel tale, se l'era tenuta dentro quella domanda.

E ora, improvvisamente, la grande occasione. Gli è bastato forse vederLo, ascoltarLo pochi istanti e tutta la sua silenziosa e tormentata ricerca si è tradotta in una forte domanda: “Maestro buono, cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”.

Porre questa domanda è ammettere implicitamente la propria incapacità: è come dire “non basto a me stesso. Sono pellegrino, cercatore, mendicante. Sono uno che chiede e chiede per vivere”. «Ci sarà fede nel cuore dell'uomo solo quando egli scoprirà in sé una domanda per la quale Dio solo è la risposta»(ci ricordava San Giovanni Paolo II).

Pietro ha visto la scena, ha visto questo giovanotto arrivare di corsa e, poco dopo, andarsene via triste, impaurito dall'esigenza di Cristo. Allora con spontaneità e passione dice: «Lui ha paura di lasciare le sue cose, ma noi abbiamo lasciato tutto, messo in gioco tutto nel rapporto con Te.Tu sei divenuto talmente importante per noi che, anche se non ti capiamo fino in fondo, la cosa che ci interessa di più è venirti dietro, seguirti».

Ed ecco la meravigliosa risposta, la grande promessa: l'avvenimento di una vita nuova. Il centuplo come affettività, amicizia, perdono; avere energia nel vivere, coraggio nel ricominciare e passione per la vita. 

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