Celebriamo oggi la92ma Giornata Missionaria Mondiale dal tema: “Giovani per il Vangelo”. I giovani hanno bisogno di qualcosa che sia all’altezza del desiderio del loro cuore. Questo è un invito ad uscire dal nostro egoismo e avere un cuore grande per annunciare il Vangelo.
La Prima Lettura di oggi è stata scelta in riferimento al Vangelo appena ascoltato, nel quale i figli di Zebedeo vogliono mettersi al di sopra degli altri, a differenza del Figlio dell'uomo che si abbassa volontariamente. Questi versetti esprimono la libera e volontaria umiliazione del Servo di JHWH (Javè).
In questi versetti vengono evidenziate due dimensioni: da una parte l’espiazione: il Servo soffre per gli altri, per i loro peccati; dall'altra l'esaltazione: Dio gli darà gloria perché ha preso su di sé tale sofferenza per gli altri. I due versi costituiscono un prezioso commento sul riscatto pagato dal Figlio dell'uomo, alla fine del Vangelo.
«Donaci, Signore, il tuo amore (la Tua grazia): in Te speriamo». Che cosa vuol dire: «in Te speriamo»? Che peso, che incidenza ha sulla nostra vita questa speranza?
«Spero in Te» vuol dire che mi aspetto da Te il bene, non per la vita futura, ma per quella presente. Mi aspetto il bene, cioè la bellezza dei rapporti, l'intensità degli affetti, la gioia di vedere che posso collaborare alla costruzione di un pezzo di mondo nuovo.
Orazione conclusiva: “O Signore, questa celebrazione Eucarestia, che ci ha fatto pregustare le realtà del cielo, ci ottenga i tuoi benefici nella vita presente e ci confermi nella speranza dei beni futuri”.
Orazione sulle offerte: “Donaci, o Padre, di accostarci degnamente al tuo altare, perché il mistero che ci unisce al Tuo Figlio sia principio di vita nuova”.
In che modo Cristo si è conquistato e si conquista in noi lo spazio di questa speranza capace di mettere in moto la vita?
Non come un potente che ci promette un potere, ci concede il favore di sederci alla sua destra o alla sua sinistra; no, Cristo ha scelto e continua a scegliere una strada ben diversa: "È venuto per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".
La strada che Cristo ha scelto è quella della presenza e della condivisione.
Io posso sperare in Cristo, da Lui posso aspettarmi il bene adesso, perché Egli è presente e lo è non alla maniera di chi non sa compatire le nostre malattie, difficoltà, perché anche Lui è stato provato in ogni cosa.
Lui «uomo dei dolori, che ben conosce il patire». Questa è la grazia più grande che Dio ci poteva fare: non ci illude col sogno di un potere, ma ci rinnova col miracolo della sua compagnia, amicizia. Una compagnia discreta, che non si impone ma è rispettosa della nostra libertà fino a nascondersi in un segno: la Chiesa.
La conseguenza è, come afferma anche la Lettera agli Ebrei (II Lettura): “Manteniamo ferma la professione della fede. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno”.
Attacchiamoci, allora, a Cristo, non rendiamo vana la Sua presenza. Decidiamo di essere dei veri testimoni, di voler utilizzare ogni occasione per provare, per capire che la fede arricchisce la vita, alimenta una speranza vera, aiuta a vivere tutto in una maniera più piena e più profonda.