In queste settimane abbiamo riflettuto su cosa Gesù chiede alla comunità dei propri discepoli. Ci siamo accorti della nostra fragilità, del grande distacco tra il desiderio e la realtà, tra le troppe lentezze e incoerenze che abitano il nostro cuore e il grande sogno di Dio che è la Chiesa.
Eppure: è proprio a noi che il Signore chiede di essere testimoni, a noi di compiere gesti autentici e di saper ascoltare la realtà, di mostrare con la nostra vita, che solo la vera luce può attraversare i nostri cuori.
Il cristiano è un cieco e un mendicante, come tutti, come Bartimèo. Come tutti sta ai bordi della strada della vita, come un relitto inchiodato nel buio, grida: “Gesù, abbi pietà di me!”, tende disperatamente le mani per avere di che vivere: attenzione, affetto, approvazione. Spesso, però, il mondo lo invita a tacere, a non disturbare, a lasciar perdere, a rassegnarsi.
“Molti lo rimproveravano perché tacesse”. Anche Dio, in fondo, è infastidito dai nostri lamenti, dalle nostre grida.
Il grido di dolore è fuori luogo. È terribile pensare che davanti a Dio la sofferenza sia fuori luogo, che il dolore sia fuori programma. Eppure per tanti di noi è così, da sempre, perché i poveri disturbano, ci mostrano la faccia oscura e dura della vita, quel luogo dove non vorremmo mai essere e dove temiamo di cadere. Se, però, insistiamo, se urliamo più forte, ad un certo punto sentiamo che Gesù ci chiama e ci incoraggia. Qualcuno, un discepolo, un amico, un evento, ci ripete: "Coraggio! Alzati, ti chiama!".
Ci fidiamo, ci alziamo dalle nostre paralisi, abbandoniamo le nostre grandissime paure, gettiamo il mantello della lamentela e ci rialziamo in piedi, siamo raggiunti dal Signore.
Il Signore, sempre, ci chiede cosa vogliamo da Lui. Potremmo chiedere tante cose: fortuna, denaro, affetto, carriera. Chiediamone una sola: la luce.
Luce: che importa avere fortuna se non sappiamo riconoscere chi ce l'ha donata?
Luce: quanto denaro serve per colmare il cuore incolmabile di desiderio?
Luce: quante volte l'affetto diventa oppressione e dolore?
Luce: che ci importa diventare qualcuno se restiamo tenebra?
E accade: il Signore ci ridà luce agli occhi e al cuore.
Ora, solo illuminati, possiamo diventare discepoli.
Bartimèo è rimasto lo stesso, la sua vita non cambia ma, ora, ci vede, ora sa dove andare, ora si mette a seguire Gesù.
Il cristiano vive le difficoltà e i problemi di tutti, non è diverso, né migliore, solo ci vede alla luce del Vangelo. E le cose non fanno più paura, il buio è sopportabile, il Signore ci cambia la vita.
Ecco cosa dobbiamo annunciare: c'è Qualcuno che ci ridona luce, che ci permette di vederci chiaro, e questo qualcuno è il Signore.
Non dobbiamo portare una nostra luce, ma solo restare accesi, abbracciare stretti il Vangelo e Cristo, per ricevere da Lui luce e pace.