In questo nostro cammino verso il Regno, possiamo sperimentare l’avvicinarsi di un cammino che coincide con la fine dell'anno liturgico, come vedremo domenica prossima, con la Festa di Cristo Re dell’universo.
Gli eventi della nostra salvezza illuminano e salvano la storia umana. Per custodire la fiducia nel futuro, il Signore ci invita a nutrirci della sua Parola, accettando la realtà come occasione per crescere. Tutto questo con un atteggiamento di attesa, speranza, vigilanza.
Il profeta Daniele (Prima lettura), guardando al futuro con fiducia afferma: “In quel tempo, sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Sarà un tempo di angoscia, come non c’era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro”.
Non c’è spazio, quindi, per la paura, perché Cristo siede vittorioso alla destra di Dio e ci salverà dal male (Seconda lettura). Dobbiamo essere pronti, “vegliare”.
“Vegliate!”: Non è una minaccia per impaurirci, non è l'invito ad assumere un atteggiamento serioso e triste, quasi dovessimo prepararci ad un funerale “cosmico”.
Vegliate è l'invito a vivere in pienezza! Si vive pienamente quando si vive coscienti! Chi dorme, non vive pienamente.
Di chi vive senza consapevolezza diciamo «è fuori di sé».
“Vegliate!”: ricordarci che la nostra vita è come un grande fiume: “quel fiume, inesorabilmente, sta scorrendo verso il mare col quale si fonderà”(ci ricordava il poeta Dante). Se non vegliamo, se non stiamo attenti, è come se camminassimo senza sapere dove stiamo andando! Chi ha paura di tutto questo? Chi è che ha paura di questo compimento che è la venuta del Signore?
Solo chi lo ha già consapevolmente rifiutato. Noi abbiamo paura che venga Qualcuno che non amiamo o non vogliamo amare. Ma noi forse aspettiamo un estraneo, uno sconosciuto? No, aspettiamo che si manifesti in pienezza Colui che già ho cominciato a riconoscere e ad amare: «Che si compia la beata speranza e venga il nostro Salvatore Gesù Cristo» (diciamo durante la Messa). La fede è questa familiarità con la Sua Presenza. La nostra forza è riconoscere che Dio è vicino, è vicino alla nostra fragilità. Questa nostra fragilità cerca appoggi e rapporti umani. Dio è dentro la nostra fragile ricerca di rapporti umani, viene attraverso le persone che amiamo.
Chiediamo l’aiuto al Signore, perché solo «nella dedizione a Lui possiamo avere felicità piena e duratura».