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Onore a Carlo Spinelli, Paolo Pepe e Nicola Colameo

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La strage verificatasi la scorsa sera, nella fabbrica “Esplodenti Sabino” di Casalbordino, si aggiunge al genocidio che da anni imperversa nel nostro Paese e nel mondo capitalista. Già nel 1992 nello stesso stabilimento aveva perso la vita un operaio ed un altro ancora nel 2002. Nel 2009 ancora due operai rimasero vittime di un immane incidente che produsse su buona parte dei loro corpi delle ustioni terrificanti. Eppure la “Esplodenti Sabino” ha continuato come se nulla fosse a proseguire la sua attività adeguando il DVR di anno in anno, elemento che pare sia tout court risolutivo rispetto ai doveri dei padroni.

Mentre tutto l’ipocrita mondo della politica borghese, espressione della classe parassitaria, si nutre e prolifera sulla pelle della vera maggioranza di ogni società (ovvero i lavoratori), ogni trenta secondi nell’emisfero occidentale iper capitalista, muore un operaio.

L’osservatorio della sicurezza sul lavoro di Mestre colloca l’Abruzzo nel 2019 al dodicesimo posto con la provincia di L’Aquila che in rapporto al numero di occupati è la nona. L’Inail ci informa che le morti bianche nel 2020 sono aumentate del 19,5%.

Davanti alla falsa Sinistra dei salotti borghesi che ha di fatto rinunciato alla battaglia per la difesa dei diritti sociali (ormai scomparsi dalle agende politiche), il Partito Comunista invita alla lotta per riaffermare quel grande diritto sancito dalla Costituzione, quello al lavoro e alla sua sicurezza e salubrità. È inammissibile che nel III Millennio, si debba assistere ad un criminale sterminio dettato dall’odio di classe dei padroni verso i lavoratori. È inammissibile sentire le parole di un Sindaco che legittima l’accaduto apostrofando la sua inevitabilità, visto lo specifico campo lavorativo dell’azienda in questione. È inammissibile che si esca da casa per ore ed ore nell’affanno della conquista di un salario da fame e non si faccia ritorno. Una vita passata a scampare la morte e la disoccupazione, non è vita!

È ora che ci si alleni nuovamente a pensare la società in modo opposto e a pensare che possano essere i lavoratori a guidarne il governo. I lavoratori orfani della benché minima rappresentanza istituzionale, possono con la lotta e l’unità, costruire le condizioni affinché si superi il loro assassinio quotidiano che passa non solo attraverso il loro corpo, ma anche attraverso la psiche della vera maggioranza in ogni società e in ogni tempo, rappresentata dalla gente che lavora, punendo con tutto il rigore possibile, coloro che sfruttano altri uomini.

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