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Fu Matteo da Pontassieve

L'editoriale di Andrea Mastrangelo

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Fu Matteo da Pontassieve. Questo potrebbe essere il titolo di un non tanto prossimo romanzo storico italiano. Da scout a giocatore arrancato di poker all’italiana il passo è brevissimo. La sensazione, ad una attenta analisi politica, potrebbe sembrare quella di una piccola e sgangherata imbarcazione in gara guidata da un capo-vogatore che, nonostante l’inadeguatezza conclamata, ordini ai suoi di remare a ritmi concitati e affrettati pur sapendo che l’agitare inutilmente le acque non servirebbe ad un benemerito nulla. Ma comunque, imperterrito e fiero, il senatore fiorentino continua ad incitare.

Questa crisi di governo, annunciata da tempo, arriva esattamente qualche giorno dopo la grande lezione politica e sociale che, nella sua estrema semplicità, Papa Francesco ci ha donato in un’intervista televisiva. Neanche a farlo apposta, il primo ad essere rimandato all’esame è proprio il capo scout di Firenze! La conferenza stampa di Italia Viva di ieri sera al Senato è stata impregnata di una tale ambiguità politica da fare inorridire anche i maestri del “vedo-non vedo” e le conseguenze, malgrado le vogate concitate dei protagonisti, potranno essere preoccupanti sotto tutti i punti di vista. Per carità, la democrazia e le sue regole, con tutti i meccanismi ed i cavilli scritti e taciuti delle dinamiche parlamentari, sono e resteranno un caposaldo del nostro modo, tutto italico, del vivere la politica. Dalla conferenza stampa di ieri però è venuta fuori soltanto l’inadeguatezza dei personaggi attori che, come se la pandemia non fosse mai esistita, rilanciano fino all’ultimo azzardo.

Questo tempo sospeso invece chiama in causa i responsabili, ovvero quelli che, con un’inclinazione di tenore ieratico,  fanno la propria parte al di là di ogni colore, perché dal pantano la macchina esce solo con la spinta di tutti. Le spallate, le conte, i nascondini, sarebbe opportuno rimandarli a data da destinarsi.

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