Esistono diverse forme per affrontare il tema delle fragilità sociali, economiche e personali.
Una è legata a una visione settaria ed emarginante. Quella che vede nel fragile il “bisognoso” e che immagina interventi tesi a gestire unicamente la fase di necessità. Elargisce sussidi/elemosine mascherate da azioni amministrative e di governo della città, indubbiamente utili a tamponare l’emergenza ma non aggrediscono il problema strutturale che è alla base della “fragilità”, specie se di natura economica.
L’altra visione affronta il bisogno, garantendo sicuramente un intervento sull’emergenza ma finalizzando la propria azione a creare vere occasioni di riscatto sociale ed economico. Pensiamo che da un lato andranno potenziati ed efficientati i servizi di assistenza e di supporto alle fragilità e alle marginalità, dall'altro bisognerà creare virtuose sinergie per sviluppare percorsi di crescita e di “seconda e terza opportunità”.
Le persone in fragilità economica e sociale, quelle vere, non chiedono “atti caritatevoli” ma chiedono percorsi di supporto e sostegno concreti e coerenti, chiedono che chi governa la città crei le condizioni per il lavoro, per lo sviluppo,chiedono che il territorio possa offrire occasioni reali di uscita dallo stato di bisogno.
Per intervenire sulle povertà occorre interpretare in modo pieno il proprio ruolo di governo strategico della città. Come?
Creando alleanze e sinergie tra l’amministrazione della città e chi vuole progettare, investire ed intraprendere.
C’è un legame doppio tra lotta alle povertà e sviluppo del territorio.
Una città povera di progettualità amministrativa, politica, di investimento, di sviluppo è una città che rende stabile la condizione di bisogno nei suoi cittadini. E’ una città che non crea opportunità reali di riscatto sociale ed economico delle persone. Ciò che si deve fare è dare l'opportunità alle persone di uscire dalla condizione di grande povertà nella quale versano. Solo in tal modo esse conservano la loro dignità e acquistano fiducia in se stesse rimettendosi in gioco.
Progettare, investire ed intraprendere sono le tre azioni fondamentali di ogni progetto che voglia intervenire a supporto delle fragilità e delle povertà.
Gli altri verbi sono formare, istruire, professionalizzare.
Pensiamo che occorra:
- supportare amministrativamente la nascita nel territorio di percorsi virtuosi di formazione per il lavoro e di riqualificazione professionale di coloro che il lavoro l'hanno perso.
- Elaborare piani di sviluppo dell’offerta formativa coerenti e potenzianti il tessuto produttivo ed imprenditoriale.
- Chiamare a raccolta enti e strutture presenti nel nostro contesto, sfruttando pienamente le opportunità che la normativa offre.
- Non limitare le politiche formative alla mera gestione, peraltro lacunosa ed insufficiente, di mense, edifici e trasporti.
La Vasto dei prossimi cinque anni dovrà quindi dare spazio a chi rilancia, a chi riparte e a chi vuole crescere e dovrà farlo per dare alla città autentiche occasioni di sviluppo del territorio quale strada per abbattere le povertà. E gli uffici comunali dovranno essere i primi alleati di quelli che possono e vogliono correre. Noi de “La Buona Stagione” ne siamo fermamente convinti.